Covid, in Germania niente pass ai no vax. Le Regioni: Draghi faccia lo stesso

Obiettivo: "Mettere in sicurezza salute, consumi e vacanze". L’idea di una certificazione differenziata

Proteste No vax: dalle Regioni sale la spinta per misure restrittive mirate

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Cambia il vento in Europa. Dopo l’Austria, anche la Germania toglie il pass ai No Vax. La regola del 2G per l’accesso ai luoghi pubblici (ammessi solo i vaccinati e i guariti, non i tamponati) sarà automaticamente applicata in tutti i Länder in cui i ricoveri per Covid superino il limite di tre ogni centomila abitanti. Una svolta. La stessa ipotesi che ora si affaccia al dibattito pubblico italiano. Per depotenziare scenari a macchie gialle con effetti depressivi sul Natale, le Regioni scrivono infatti al governo chiedendo "un incontro urgentissimo". Passa una manciata di ore e l’esecutivo accetta l’appuntamento "in tempi brevi" (forse già lunedì), come comunica la ministra agli Affari regionali Maria Stella Gelmini, previo confronto con il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza, non stupiti dell’accelerazione in corso. Il che non implica alcuna automatica adesione ai desiderata dei governatori per un lieto Natale.

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L’idea delle Regioni, non esplicitata in documenti ufficiali ma ormai di dominio pubblico, è un doppio binario per il pass: un super Green pass per soli vaccinati e guariti con libero accesso a ristoranti, cinema, teatri, musei, stadi e persino alle piste da sci delle regioni che cambieranno colore; un Green pass basic, ottenibile con il tampone, valido solo per l’accesso ai luoghi di lavoro e ai servizi essenziali. Per Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, occorre agire subito: "Le Regioni sono preoccupate per il peggioramento dello scenario di rischio epidemiologico in alcune aree del Paese e anche per la ricaduta che tale situazione potrebbe avere sulla ripresa economica e sulle attività sociali, a pochi giorni dall’avvio della stagione turistica invernale e a poche settimane dalle festività natalizie". Una rivoluzione? Una conversione. Quasi tutti i territori che durante le precedenti fasi pandemiche avevano accusato Roma di severità in eccesso, adesso invocano "interventi condivisi" (ma risoluti), in considerazione "dei danni economici incalcolabili legati all’incertezza che i prossimi passaggi di zona rischierebbero di provocare".

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Diventa quindi fondamentale, secondo Fedriga, "una comune riflessione Governo-Regioni sulla tenuta delle regole attualmente vigenti, che furono adottate in assenza dell’attuale percentuale di vaccinati e dello strumento della certificazione verde". "L’obiettivo è mettere in sicurezza sia il sistema sanitario, sia le attività economiche e sociali, anche per anticipare eventuali scenari di criticità". Ma se tutti i governatori sono d’accordo sulla necessità di accelerare la campagna vaccinale "partendo subito con la somministrazione della terza dose a tutti i cittadini", senza aspettare il via libera ai 40-60enni fissato al 1° dicembre – e senza rispettare rigide file anagrafiche – le posizioni sulla possibile stretta appaiono sfaccettate.

Eugenio Giani (Toscana) suggerisce "restrizioni" ai non immunizzati "perché dobbiamo convincere tutti a vaccinarsi". Luca Zaia (Veneto) è combattuto: da un lato paventa eccezioni di costituzionalità (come peraltro l’ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli), nel caso di lockdown per soli non vaccinati; dall’altro si rende conto che i vaccinati, larghissima maggioranza del Paese (e nel Nordest), non sono più disponibili a rimettere in discussione mobilità e vacanze perché la minoranza rifiuta l’immunizzazione. Giovanni Toti (Liguria) è categorico: "Se non potremo giustamente impedire di lavorare a tutti, anche a chi con testardaggine non vuole vaccinarsi, potremo almeno decidere di aprire le attività secondarie solo a chi ha il certificato verde con le due dosi fatte". Ma c’è anche chi non è d’accordo: "Ulteriori restrizioni non sono utili, creerebbero solamente altre divisioni tra chi è vaccinato e chi no", sostiene Francesco Acquaroli (Marche). Intanto, dal governo arrivano le prime aperture e i primi distinguo. Restrizioni ai non vaccinati? "Io sono favorevole", anticipa Elena Bonetti (Italia Viva), ministra della Famiglia. È invece contrario ad accelerazioni il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri: "A meno che qualche territorio non passi in arancione".