Gerardo nella fonderia trappola. La moglie: parlo con la sua anima

L’uomo morì nel terremoto. "Voglio realizzare il nostro sogno: prendere un camper e girare il mondo"

Molinella (Bologna), 19 maggio 2022 - Quando il capannone della Tecopress di Dosso di Sant’Agostino, nel Ferrarese, s’è sbriciolato come un castello di carte, Gerardo Cesaro era quasi fuori da quella che sarebbe diventata la sua tomba. Il corpo fu ritrovato sul perimetro, fra i detriti, la polvere. Tute da lavoro, catenine, attrezzi. "Il mio Gerardo, un mese prima della scossa aveva firmato il contratto a tempo indeterminato", dice con la voce spezzata Catia Zuccheri.

Catia Zuccheri, la moglie dell’operaio Gerardo Cesaro
Catia Zuccheri, la moglie dell’operaio Gerardo Cesaro

Terremoto, 10 anni dopo: il nostro longoform

Qui, a Marmorta di Molinella, Bassa bolognese di nebbie e gran lavoratori, Catia e Tommy, un cagnolino nero di diciassette anni, aspettano ancora Gerardo. Una delle vittime del ‘terremoto industriale’, come l’ha definito qualcuno.

Catia, chi era il ‘suo’ Gerardo?

"Era una persona solare, di gran cuore e disponibile per tutti, un uomo difficile da trovare. A Marmorta era arrivato facendo il servizio militare, da carabiniere. È finito in questo paesino sperduto, proprio sperduto. E ci siamo conosciuti e amati, da giovanissimi. Per anni ha fatto il carabiniere, poi cambiò, andando in fabbrica, A lui morì una zia nel terremoto dell’Irpinia… Ma lui non ce l’ha fatta".

Cosa ricorda di dieci anni fa?

"Da un pochino Gerardo era in mobilità: aveva lavorato in una fonderia a Budrio. Per andare alla Tecopress accettò uno stipendio inferiore, ma gli serviva ancora qualche anno di contributi: la legge Fornero aveva appena cambiato le carte in tavola".

E il 20 maggio?

"A lui il lavoro piaceva. Gli avevo chiesto di stare a casa, visto che era il weekend. Ma lui aveva deciso di fare un doppio turno di notte e così avrebbe avuto quattro giorni consecutivi di riposo".

E?

"Il cane sapeva a che ora tornava Gerardo. E quel giorno stava alla finestra. Andò ad aspettarlo, sembrava quasi avesse avuto una premonizione, che si sentisse la tragedia. E invece Gerardo non arrivò mai. Alle 7.30 del mattino mi arrivò la chiamata che nessuno vorrebbe mai sentire: ‘Dopo il terremoto il capannone è distrutto. Suo marito è disperso’".

E lei come reagì?

"C’era il mio figlio più piccolo in casa, lui iniziò a urlare. Io invece rimasi senza parole. Muta".

Un processo ha portato alle condanne sul tema sicurezza.

"È emerso chiaramente che la sicurezza non c’era. Anche io ho lavorato in una fonderia, so cosa significhi e so che spesso fai corsi, ma non sei preparato a tragedie come quella del 2012".

Molte procedure, molte regole da allora però sono cambiate.

"Io spero che il sacrificio di Gerardo sia servito. Tutto qua".

Le istituzioni le sono state vicine?

"Subito ho avuto strette di mano e visite: penso a Giorgio Napolitano o Laura Boldrini. Ma poi…".

Poi?

"Poi nulla. Anche dal sindaco, nulla".

Se potesse avere Gerardo davanti a lei, cosa gli direbbe oggi?

"Per due-tre anni l’ho cercato sempre, come fosse accanto a me. Gli chiedevo tante cose, parlavo con la sua anima. L’avevo sempre in mente e l’ho in mente ancora adesso, mi manca tantissimo ma ho imparato a vivere in questa situazione. Un desiderio però l’avrei".

Quale?

"Siccome sono in pensione, i mie figli sono già grandi, beh, sarei pronta ad attuare il nostro progetto".

Qual era il sogno suo e di Gerardo?

"Vendere tutto, prendere un camper e girare il mondo. Gerardo, non me lo sono mica dimenticata!".