Genova per lui: "Gianluca, sarai sempre nei nostri cuori". L’amico: noi in oratorio

Emozioni prima di Samp-Napoli: lacrime anche per Mihajlovic. I volti dei due campioni spuntano dal maxi schermo dello stadio Marassi. I ricordi del suo compaesano: le sfide in chiesa e la collezione di figurine

Gianluca Vialli insieme a Matteo Bonetti

Gianluca Vialli insieme a Matteo Bonetti

Gianluca e Matteo. Il campione e il medico. L’amicizia dell’infanzia, nata tirando calci a un pallone all’oratorio e in strada, che diventa legame a vita. Un rapporto testimoniato dalla straordinaria, unica raccolta di cimeli che Matteo ha messo assieme in anni di ricerche. Gianluca Vialli il calciatore. Matteo Bonetti, altro cremonese doc, oggi medico a Brescia. "Ci siamo conosciuti – racconta il dottore – alla parrocchia di Cristo Re, a Cremona. Alle due e mezza don Angelo apriva l’oratorio e buttava i palloni nel campo di calcio e in quello di basket, si giocava a ‘portine’ e a pallacanestro. Io mi sono dedicato al basket, Gianluca ha preferito il calcio. L’alternativa all’oratorio era la strada. La famiglia Vialli abitava in via Enrico Toti al 24. Le nostre porte erano le saracinesche dei garage che sfondavamo a pallonate. Gianluca è stato l’uno su mille che ce l’ha fatta, come nella canzone. Già da ragazzino manifestava una delle caratteristiche che l’avrebbero reso grande: non mollava mai. Non per niente Antonio Cabrini lo chiamava affettuosamente ‘teston’, per dire quanto fosse tenace".

Funerali Vialli a Londra nei prossimi giorni

Le strade divergono, i destini si separano. L’amicizia rimane, è superiore anche al tifo sportivo di parte, visto che il cuore di Matteo è fasciato dai colori nerazzurri dell’Inter. "Ho seguito Gianluca ovunque, alla Cremonese, alla Sampdoria. La Samp ha vinto lo scudetto e ho festeggiato in giro per Genova con i tifosi doriani. Ho sofferto per la sconfitta in Coppa dei Campioni con il Barcellona, a Wembley, quando ha sbagliato due gol. Ho sofferto a Italia 90. Doveva essere il suo mondiale, fu quello di Baggio e di Schillaci: anche se resto convinto che se Vicini non l’avesse tolto alla fine del primo tempo, non avremmo perso la finale con l’Argentina". Altra sofferenza. "Sono interista. Ma con Vialli e Cabrini in bianconero mi è capitato di fare il tifo per la Juventus". Il legame rimane, le occasioni di incontro inevitabilmente si diradano. "Ci siamo rivisti cinque anni fa. Da tempo avevo iniziato a raccogliere i suoi cimeli. ’Gianluca, ho tutto di te’. ’Ti compro tutto’. ’No, non vendo niente. Ma per il tuo compleanno ti faccio un regalo: un libro con tutto quello che ho messo insieme’. Così ho fatto".

È molto più di una collezione: è un sacrario. "Raccolgo le cose di Gianluca da sempre. Le figurine da Singapore e dall’Ucraina. Quest’ultima me l’ha inviata nel 2019 un tale Igor. "Qui c’è la guerra", mi ha scritto. Sono rimasto stupito. Guerra? Da noi non se ne sapeva niente. Ho il 90% delle card, quelle firmate da lui sono quotate fino a mille euro. Ho tutti i francobolli con l’effigie di Gianluca emessi dagli Stati per i Mondiali di calcio, Spagna, Ciad, Guyana, una serie coreana. E poi tutte le miniature: Samp, nazionale, Chelsea, lui allenatore a Londra".

Fino all’epilogo, ai giorni del distacco. "L’ho chiamato in clinica a Londra cinque giorni prima di Natale. Era appena uscita la mia biografia di Cabrini. Devolverò il ricavato alla Fondazione Vialli e Mauro per la ricerca sulla Sla. Gianluca era contento. "Però Matteo, mi raccomando: che anche Antonio sia d’accordo". Figuriamoci se un cuore d’oro come Cabrini poteva non esserlo. L’ho scritto a Gianluca, che mi ha risposto con la foto di un pollice alzato. Penso che per lui sia stato un piccolo momento felice. Il mio ultimo regalo".