Gazprom taglia il gas alla Germania. L’Europa trema, prezzi alle stelle

Ridotte del 40% le forniture che arrivano dal Nord Stream 1. Il colosso russo: "Problema tecnico al gasdotto"

La Russia alza il livello dello scontro nei confronti dell’Europa e il prezzo del gas s’impenna. Dopo l’annuncio del taglio, da parte di Gazprom, di oltre il 40% del flusso del gasdotto Nord Stream 1, che alimenta il mercato tedesco, è partito il rialzo delle quotazioni: il gas è tornato a 100 euro al megawattora (il livello di un mese fa), per poi chiudere in serata a 97 euro, in rialzo del 16,3%. Non è la prima stretta ai rubinetti da parte di Mosca, che ha già tagliato le forniture di gas alla Polonia, alla Bulgaria e alla Finlandia per ripicca contro le sanzioni, ma è la prima volta che Gazprom accampa "motivi tecnici", attribuendo la colpa del taglio a Siemens, che ha smesso di operare in Russia e non ha riparato la turbina per un compressore. L’azienda tedesca ha confermato, spiegando che ha effettuato la riparazione in Canada, ma non può riconsegnare la turbina "a causa delle sanzioni disposte dal Canada" contro Mosca per l’aggressione all’Ucraina.

Gazprom taglia forniture all'Italia senza preavviso

Per l’economia della Germania la riduzione del flusso nel gasdotto baltico da 167 a 100 milioni di metri cubi al giorno, con effetto immediato, non è un grave problema, considerando che già nelle prime settimane di guerra Berlino ha tagliato volontariamente la quota di gas importato dalla Russia dal 55 al 35% del totale e conta di ridurla ulteriormente al 30% entro la fine dell’anno, grazie alle importazioni di gas naturale liquefatto da altri fornitori. Ma l’ulteriore impennata dei prezzi non farà bene all’economia europea e quindi i due governi, tedesco e canadese, stanno lavorando a una "soluzione sostenibile".

Al di là del problema specifico, comunque, è difficile che i prezzi dell’energia possano tornare a breve a livelli più contenuti e lo dimostra anche l’escalation della benzina, che in Italia ha sfondato i due euro al litro aumentando in una settimana di 7 centesimi. "È emergenza nazionale", denuncia l’Unione nazionale consumatori, secondo cui "il governo deve bloccare le speculazioni mettendo un tetto ai prezzi o, meglio ancora, tornando ai prezzi amministrati fino a che non sarà finita questa escalation pericolosissima", che ha portato in una settimana a un aumento di 3,7 euro per un pieno di benzina. La federazione dei gestori degli impianti di carburanti (Fegica), da parte sua, ipotizza un litro di verde a 2,5 euro per l’estate in assenza della proroga del taglio delle accise e denuncia che "in poco più di 70 giorni, oltre la metà del corposo taglio delle accise" su benzina e gasolio "decretato dal Governo è stato letteralmente bruciato".

Preoccupa anche l’effetto che avrà sulle bollette la corsa del gas. Da qui la proposta dell’Authority per l’energia, che ieri ha definito "opportuno" destinare ai clienti finali di luce e gas una parte degli eventuali "extraprofitti" ottenuti dalle aziende del settore. Sulla questione degli approvvigionamenti, il presidente dell’Autorità Stefano Besseghini ha spiegato in Commissione Industria al Senato che "oggi c’è una giacenza di 9,5 miliardi di metri cubi, il 52% della capacità complessiva". A giugno devono essere "iniettati 5,5-6 miliardi metri cubi, altrimenti non potrà essere raggiunto il 90% delle scorte", ha avvertito il presidente dell’Enea Gilberto Dialuce, anch’egli sentito in Senato, suggerendo nel contempo misure pratiche per contenere i consumi e i costi: ridurre di un’ora i tempi di accensione degli impianti di condizionamento e aumentare di un grado la temperatura minima nell’ambiente. Sulle bollette l’effetto sarebbe un risparmio di 180 euro l’anno.