Gas, il G7 non paga in rubli E lo zar minaccia lo stop

Braccio di ferro sulla valuta. Il Cremlino: "Non vi faremo beneficenza"

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di Elena Comelli

Il momento della verità per l’economia europea arriverà alla fine di questa settimana. Il presidente russo ha ordinato al governo, alla banca centrale e a Gazprom di attuare entro il 31 marzo le disposizioni che prevedono l’uso del rublo per i pagamenti delle forniture di gas, ma la risposta del G7 è stata compatta: si tratta di una misura "inaccettabile".

A riferirlo è il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, in quanto presidente di turno. "Tutti i ministri del G7 hanno convenuto che si tratta di una chiara violazione unilaterale dei contratti esistenti, il che significa che un pagamento in rubli non è accettabile", ha detto Habeck e ha aggiunto che una simile richiesta mostra che il presidente russo Vladimir Putin ha "le spalle al muro".

Immediata la replica di Mosca. L’Europa non vuole pagare il gas in rubli? La Russia non lo distribuirà di certo gratis, ha risposto seccamente il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il portavoce non si è sbilanciato sulle contromisure che Mosca potrebbe adottare per rispondere al rifiuto occidentale di pagare le forniture in rubli: "Ma di sicuro non forniremo gas gratuitamente, questo è certo. Non possiamo fare beneficenza nella nostra situazione", ha sottolineato.

A partire dal 1° aprile, quindi, Mosca potrebbe mettere in atto la prima ritorsione grave contro i "Paesi ostili", cioè tutti quelli che hanno messo in atto delle sanzioni in seguito all’invasione dell’Ucraina. L’interruzione delle forniture energetiche non è mai stata citata apertamente, ma è chiaramente a questo che si riferiva il direttore del Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, Alexei Paramonov, quando ha prospettato "conseguenze irreversibili" per l’Italia in risposta alle sanzioni. L’Italia dipende infatti dal gas russo per circa il 40% dei propri consumi e malgrado stia per finire la stagione invernale, un’interruzione improvvisa delle forniture non sarebbe semplice da tamponare. La disponibilità di gas ancora presente negli stoccaggi, comunque, può bastare per altri sei mesi e da qui ad allora la strategia del governo, che sta concludendo accordi con altri fornitori e installando due navi metaniere per servire da terminali di rigassificazione, dovrebbe cominciare a funzionare.

La conversione forzata dei contratti del gas in rubli escogitata dal Cremlino serve a ridare fiato alla moneta russa, crollata a seguito dell’invasione dell’Ucraina e delle sanzioni. L’idea è di costringere i Paesi europei a cambiare euro in rubli per poter pagare le forniture di gas. Man mano che ci si avvicina alla scadenza del 31 marzo, infatti, il rublo sta effettivamente recuperando: la valuta russa, che all’inizio della guerra aveva superato quota 150 rispetto a un dollaro, ieri si è attestata a 90 rubli per un dollaro. Livelli comunque lontani dai 75 rubli per un dollaro del cambio corrente prima dell’invasione. Il presidente russo pensa di riuscire con questa mossa a contrastare le sanzioni sempre più restrittive dei Paesi occidentali, che potrebbero portare presto al default dell’economia russa.

La reazione del G7, però, non lascia dubbi ed è in linea con quella già espressa nei giorni scorsi dal premier italiano Mario Draghi, che aveva definito questa richiesta una "violazione contrattuale". Sulla stessa lunghezza d’onda la reazione dell’Eni, fra i primi clienti di Gazprom: "L’Eni non pagherà il gas russo in rubli", ha dichiarato l’ad Claudio Descalzi. "I contratti prevedono il pagamento in euro e dovrebbero essere modificati per cambiare i termini", ha sottolineato. D’altra parte, la richiesta del Cremlino sta già ottenendo effetti dirompenti sul mercato del gas, che ieri ha messo a segno un altro +4%. "L’Europa non ha risorse energetiche proprie e non ha sufficiente capacità di rigassificazione del Gnl" per sostituire il gas russo, ha commentato Descalzi, arrivando a definire il Vecchio Continente "una scatola vuota" in materia di energia.