Giovedì 25 Aprile 2024

Gareggiò senza velo, le abbattono la casa Il regime: "Non tolleriamo più proteste"

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TEHERAN

La casa di famiglia dell’arrampicatrice iraniana Elnaz Rekabi è stata demolita. La giovane era salita alla ribalta quando aveva gareggiato a capo scoperto, senza il velo in testa, in Corea del Sud, ai Campionati asiatici di arrampicata sportiva di Seul, proprio mentre le proteste per la morte di Mahsa Amini iniziavano a diffondersi in tutto il mondo. L’abitazione è stata distrutta da funzionari governativi. Nel filmato, mostrato da uno dei siti della dissidenza, Iranwire, si vedono la casa distrutta e diverse medaglie gettate a terra. Il video mostra anche il fratello di Rekabi, Davood – anche lui campione di arrampicata e anzi colui che ha avviato allo sport la sorella– che piange.

L’uomo che ha registrato il filmato – la cui identità non è nota – dice in sottofondo: "Questo è il risultato della vita in questo Paese... Che si può dire?". Non è chiaro quando sia avvenuta la demolizione. Il clamoroso gesto di Rekabi, in Corea del Sud, aveva avuto una risonanza mondiale ed era stato letto come un sostegno alle proteste iniziate a metà settembre, nel Paese, per la morte della 22enne Mahsa Amini, dopo l’arresto da parte della polizia della morale per non aver indossato correttamente il suo hijab. Rekabi, quando era tornata a Teheran, aveva diffuso una dichiarazione ritenuta da più parti sospetta, in cui spiegava che l’hijab le era caduto "inavvertitamente". La mossa del

regime verso la campionessa è in linea con quanto annunciato oggi dal Consiglio di sicurezza iraniano che, in vista di una nuova mobilitazione degli attivisti per tre giorni da domani al 7 dicembre, Giornata nazionale degli studenti universitari, ha annunciato che "le forze di sicurezza, con tutta la loro forza e senza tolleranza, faranno fronte a ogni nuova rivolta, che finora è stata sostenuta dai servizi di intelligence stranieri".