Morto Gabriele La Porta, volto storico della Rai

Annuncio struggente del figlio: "Era il mio cuore"

Gabriele La Porta (Imagoeconomica)

Gabriele La Porta (Imagoeconomica)

Roma, 21 febbraio 2019 - Lutto in Rai. Due giorni fa è morto Gabriele La Porta, storico volto della tv pubblica. Conduttore e direttore, in molti lo ricorderanno alla guida di Rainotte. Aveva 73 anni. 

Struggente il messaggio del figlio Michele, che sul sito di Radio Colonna, dove è redattore, lascia un affettuoso epitaffio: "Era mio padre. Il mio dolcissimo papà. Il cuore del mio cuore. Nella logica, inevitabile, della vita e la morte, accetto il suo viaggio. L'ultimo eppure, il mondo, si è dissolto inesorabilmente". 

La Porta ha lavorato in Rai per oltre quattro decadi. Ha iniziato la sua carriera come programmista, poi è stato conduttore, giornalista, editorialista del Radiocorriere tv, vice-caporedattore del Tgr Lazio, caporedattore del Dse Rai (Dipartimento scuola educazione, l'attuale Rai Cultura). Nel 1994 la nomina a direttore di Rai 2, che ha preceduto l'altro prestigioso incarico, quello di direttore di Rai Notte. Ma Gabriele non si limitava a stare dietro la telecamera: era spesso anche in video come presentatore di trasmissioni di approfondimento culturale. 

In pensione dal 2010, è passato al circuito televisivo Cinquestelle: ha condotto insieme ad Egidio Senatore, il programma 'Come State?' ed è stato direttore di Eco Radio dove sempre con Senatore teneva la rubrica letteraria 'La Grande Madre'. 

La Porta era un filosofo, appassionato di Giordano Bruno: del filosofo di Nola ha curato la traduzione di alcune opere, come il De umbris idearum (1976) e il Cantus Circaeus (1977). Ha scritto anche il saggio Giordano Bruno. Il nolese di ghiaccio (1991).Tra gli altri libri pubblicati, La Magia (1998), Coincidenze miracolose (2001), Storia della magia (2001), e la trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore. 

"Mi sono svegliato spesso, da bambino, con te in piedi accanto al mio letto, ad amarmi silenzioso - scrive ancora il figlio -. Altre volte erano i tuoi baci a irrompere la notte e con eguale lentezza, d'una mancanza, l'inesauribile vuoto di perderti un giorno. Quel giorno era l'altro ieri. Impenetrabile e buio. Sei stato il mio maestro. Il mio eroe. Il mio Re. Sono onorato d'esser stato tuo figlio. Sangue del tuo sangue".