Giovedì 18 Aprile 2024

Furto di alveari, piaga italiana. Sos degli apicoltori: "C'è l'ombra dei clan"

Più di ventimila arnie sottratte a ogni stagione

Gli esperti della Federazione apicoltori italiani con i carabinieri della Forestale (Fai)

Gli esperti della Federazione apicoltori italiani con i carabinieri della Forestale (Fai)

Roma, 1 aprile 2019 - È allarme sull'ombra della criminalità organizzata dietro al boom di furti di alveari in tutta Italia. I colpi sono sempre più frequenti ed efficaci (si stimano a stagione 22.500 furti per un danno di 10 milioni di euro), tanto che si sta sviluppando un racket, un mercato nero sulle api. La Fai (Federazione apicoltori italiani), dopo l'ennesimo caso denunciato a Torino dove a un giovane apicoltore hanno rubato 34 alveari, lancia l'sos.

“Un fenomeno che sa di criminalità organizzata – spiega il presidente Fai, Raffaele Cirone – e che deve essere contrastato con più controlli, oltre alle polizze assicurative, la videosorveglianza, gli antifurti e il tracciamento satellitare che già ci sono e il loro mercato sta crescendo. Immaginiamo ci siano indagini della Forestale (che non ha voluto commentare l'appello di Cirone, ndr) in corso e di questa emergenza ho dato, in modo informale, notizia al ministro Matteo Salvini. Questi ladri sono specialisti, hanno dimestichezza con gli allevamenti delle api e usano le accortezze necessarie, entrando in azione protetti. I criminali conoscono i momenti ideali per colpire: i furti infatti avvengono sempre alla sera, alla notte o all'alba. Scompaiono contemporaneamente 30-40 alveari e il modus operandi è sempre lo stesso: c'è un sopralluogo, visto che vengono trovate tracce, poi il bottino viene portato via coi camion".

Il danno economico è notevole: si parla di 300 euro a famiglia (20-80mila insetti) che occupa l'arnia: ogni alveare produce 20 chili di miele, venduti a circa 200 euro. A livello produttivo, per esempio, il furto di Torino vale 6.800 euro in meno di fatturato (senza contare la vendita del polline). “Poi c'è il disastro ambientale – prosegue Cirone –, visto che sul territorio depredato viene a mancare l'impollinatura delle api e nasceranno molti meno prodotti della terra, come la frutta”. Un aspetto inquietante è la scarsità, rispetto ai casi reali, delle denunce. “Pochi si rivolgono alle autorità competenti e questo è un male: agli investigatori occorre conoscere la geografia di quello che sta succedendo. C'è anche paura a sporgere denunce, le vittime si sentono in pericolo. I furti della postazione intera sono forte crescita in crescita: è come se portassero via tutta la stalla con buoi, mucche e galline”.

Nel settore delle api si sta registrando un vero boom: diventare apicoltore è un fenomeno di tendenza tra i giovani perché comporta un piccolo investimento, ma lo sforzo economico si recupera rapidamente, in più consente di vivere nella 'natura' anche in città.

“Gli alveari interessano chi li usa, chi li compra, sono facili oggetti di ricettazione. Un esordiente che vuole diventare apicoltore si rifornisce solitamente nel mercato ordinario, ma se incontra una lunga lista d'attesa, è facile che venga dirottato tra i tentacoli del mercato nero. Ricostruire questo percorso a ritroso per le indagini è difficile, perché manca la tracciabilità classica del prodotto anche se chi detiene un alveare deve denunciarlo all'Anagrafe apistica nazionale. Chi non lo fa è solo un 20-30% a livello nazionale, ma fomenta l'illecito: nei controlli ordinari sui furgoni che trasportano alveari bisogna verificare se i documenti sono in regola, poi iniziare un'operazione di intelligence dove si concentrano i furti stagionali”.

I colpi specifici sono stati registrati ovunque nel Paese e le uniche isole felici si trovano in Basilicata e Val d'Aosta: il patrimonio nazionale parla di 1,5 milioni di alveari (con 80 miliardi di api, l'Italia è quarta in Europa) e il business vale 150 milioni di euro. L'incubo della Federazione è che i clan abbiano messo nel mirino quel giro d'affari, strutturando un nuovo e terribile racket basato sull'abigeato (il furto aggravato di animali da allevamento).