ROMA
Il generale Francesco Paolo Figliuolo (foto), dirottato dal presidente del Consiglio Mario Draghi al più alto compito civile nell’Italia martoriata, è abituato alle missioni complesse: 60 anni, originario di Potenza, ufficiale di artiglieria di montagna forgiatosi in delicate esperienze all’estero e poi chiamato a ruoli di comando via via più significativi fino a diventare generale di Corpo d’armata e comandante logistico dell’Esercito, sembra avere tutte le caratteristiche per rivestitire il ruolo di commissario all’emergenza sottraendolo alle polemiche e alle trappole politiche.
Uno che – assieme ai suoi uomini – ha saputo districarsi al meglio presidiando l’enclave serba di Goradzevac durante la missione in Kosovo del 1999- 2000, poi nel 2004 è stato in Afghanistan nell’operazione Isaaf per poi tornare in Kosovo nel 2014 come comandante della missione Nato, esprime un profilo perfetto per disciplinare una campagna vaccinale partita tra troppe incertezze – imputabili ad Arcuri solo in parte.
Figliuolo ha tre lauree, una grande esperienza di uomini e crisi. Conosce la materia. Quando ad ottobre 2020 è partita la seconda ondata Covid, ha diretto la realizzazione dei drive trought per i tamponi: oggi sono 142 sparsi in tutta Italia e, come ha ribadito il ministro della Difesa Guerini, saranno a disposizione anche per la campagna vaccinale. Insomma, ora si volta pagina. E proprio l’Esercito, assieme alla Protezione civile, potrebbe ricoprire un ruolo determinante nella nuova strategia, con l’obiettivo di rendere omogenea a livello nazionale la tempestività della risposta e l’attuazione dei piani di prevenzione.
g.ros.