Funivie vecchie, anche di 50 anni. Le revisioni e i rischi per la sicurezza

Gli impianti sono 1.750 in Italia, 87 di queste hanno dai 41 ai 70 anni di vita: "Progettate un’era fa". Solo il 14% delle strutture è di recente realizzazione. Ecco come e quando si fa la manutenzione

Funivia del Mottarone, soccorritori sul luogo della tragedia

Funivia del Mottarone, soccorritori sul luogo della tragedia

Sicurezza, manutenzione, età degli impianti: ecco i nodi cruciali sui quali viaggia il pericolo dormiente – ma che come a Stresa si può svegliare all’improvviso senza lasciare scampo – degli oltre 1.700 impianti di risalita in Italia, con una media di oltre un chilometro ciascuno. Le funivie a ’va e vieni’ come quella della tragedia piemontese sono 77; la maggior parte invece sono seggiovie a morse fisse, 600, e sciovie, 507. Il dato che colpisce è che 87 infrastrutture mobili hanno dai 41 ai 70 anni d’età, di cui 19 (l’1%) hanno oltre mezzo secolo. Una ha 113 anni, a Bolzano, ed è la più vecchia del mondo. Ere geologiche a livello architettonico-ingegneristico. "Il gravissimo incidente della funivia Stresa-Mottarone ripropone il tema della sicurezza nel settore dei trasporti e della viabilità – spiega Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio nazionale infrastrutture e trasporti –. Dopo i recenti crolli dei ponti stradali di Genova, Aulla (Massa Carrara) e La Spezia e i deragliamenti di un treno locale a Pioltello (Milano) e del treno Alta Velocità a Tavazzano (Milano) appare evidente che sono insufficienti le manutenzioni delle reti (stradali e ferroviarie) e inadeguati i sistemi di vigilanza ministeriali dell’Ansfisa, che lasciano nel limbo le funivie non inserendole nei doveri ministeriali".

La distribuzione dei circa 1.750 impianti (il dato di Funivie.org è aggiornato al 2019 con 1.710 strutture censite, ma in questi due anni ne sono sorte di nuove e altre sono in fase di costruzione) vede quattro regioni fare da padrone, col 72% del totale sul proprio territorio: Trentino Alto Adige (circa 700), Lombardia (230), Piemonte (185), Veneto (140). L’età media degli impianti – sono compresi tutti, dai people mover a fune, fino alle teleferiche bifune – vede il 65% delle strutture che ha circa 20 anni, mentre il 5% (sono 68, tra cui Stresa) ha tra i 41 e i 50 anni. Il 15% ha dai 31 ai 40 anni (216 in totale) e l’1% (13 impianti in tutta Italia) ha quasi 60 anni di vita. I progetti più recenti sono circa 230, il 14% sulla penisola. Le due ditte che dominano le costruzioni in Italia sono Leitner di Vipiteno (che svolgeva la manutenzione della funivia Stresa-Mottarone e ha reso noto i controlli fatti nel 2021) e Doppelmayr, insieme conquistano il 76% del mercato.

Per comprendere la differenza tra epoche storiche, in tema di ridondanza e robustezza nell’ingegneria, dopo la Seconda guerra mondiale nelle seggiovie ad ammorsamento fisso venivano trasportate 300 persone all’ora circa. In quelle progettate in età moderna, la capacità di trasporto è di 3.600 persone ogni 60 minuti, ossia 2 milioni di passeggeri all’anno. La verità di quanto accaduto nella strage piemontese potrà essere spiegata anche dal libro giornale, il registro di manutenzione e il registratore di eventi, ovvero la scatola nera che è presente negli impianti e sarà analizzata dagli inquirenti. Le verifiche sulla sicurezza degli impianti vengono svolte giornalmente, ogni settimana, a cadenza mensile: è il costruttore che decide cosa si deve controllare, dall’efficacia dei freni, alle prove di carico simulando una cabina piena di persone, poi la salita, gli arresti e la discese. Ogni 5 anni, poi, vengono smontati gli elementi tecnici e si revisiona la parte meccanica. L’Italia, insieme all’Austria e alla Francia, è uno dei Paesi con maggiori strutture funiviarie. Tra i primi al mondo dopo il Giappone e gli Stati Uniti. "Senza sicurezza – analizza la presidente dell’Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), Valeria Ghezzi – non potremmo andare avanti. A dimostrarlo c’è l’ultimo incidente con morti dovuto a un problema della struttura, che risale al 1976".

Sicurezza e manutenzione (mensile e giornaliera) sono sul tavolo dei pm, ma entrano – come dopo ogni strage nei Trasporti italiani – nell’agenda politica. "C’è la necessità di maggiori investimenti per garantire la massima sicurezza degli impianti a fune, che dopo le chiusure forzate dei lockdown necessitano di manutenzione e revisione. Porterò in commissione la questione", annuncia la senatrice di Italia Viva, Silvia Vono, vicepresidente della commissione Trasporti di palazzo Madama.