Martedì 23 Aprile 2024

Fukushima, acqua radioattiva in mare Tokyo fa infuriare Cina e Sud Corea

L’annuncio del Giappone diventa un caso diplomatico. Gli ambientalisti: il carbonio-14 inquinerà per migliaia di anni

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di Alessandro Farruggia

Il governo del Giappone ha annunciato che scaricherà nell’Oceano Pacifico 1,3 milioni di tonnellate di acqua radioattiva, trattata e accumulata nella centrale nucleare di Fukushima, teatro del disastro del 2011. Anche se l’operazione non dovrebbe cominciare prima di due anni e durerà decenni, l’annuncio ha provocato immediate reazioni di Cina, Corea del Sud e dell’Unione Europea. Contrarissimi anche ambientalisti e pescatori giapponesi.

La Cina ha esortato il Giappone a "non rilasciare in mare l’acqua radioattiva senza autorizzazione da parte di altri Paesi e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)" e ha avvertito che "si riserva il diritto di dare ulteriori risposte" alla mossa di Tokyo. Dure anche Taiwan e la Corea del Sud. L’ambasciatore giapponese è stato convocato al ministero degli Esteri di Seul e il vice ministro degli Esteri Choi Jong-moon ha espresso "l’opposizione del nostro popolo alla decisione ed ha espresso profonda preoccupazione per i potenziali rischi per la salute dei nostri concittadini e per l’ambiente".

L’Ue non è invece pregiudizialmente contraria ma "la Commissione – ha detto un portavoce – si aspetta che le autorità nipponiche garantiscano la piena sicurezza nell’operazione di sversamento conformità con i suoi obblighi internazionali". Ancora più morbidi gli Stati Uniti, con il Dipartimento di Stato che dà atto a Tokyo di aver agito "sempre con la massima trasparenza e in conformità agli standard internazionali di sicurezza".

L’acqua in questione contiene soprattutto molto trizio. "Il trizio è leggero, quindi potrebbe raggiungere la costa occidentale degli Stati Uniti entro due anni – ha detto a New Scientist Ken Buesseler del Woods Hole Oceanographic Institution –, ma fortunatamente, è una sostanza relativamente innocua per la vita marina, poiché le particelle a bassa energia che emette non danneggiano le cellule viventi". Ma nell’acqua dei serbatoi di Fukushima ci sono anche radionuclidi come lo stronzio 90 e in aggiunta c’è parecchio carbonio 14. Ad ammetterlo è la stessa Tepco, la società che gestisce l’impianto, che ha fornito i dati della contaminazione dell’acqua, che non è stato possibile ’ripulire’ del tutto. E questo, come ha denunciato Greenpeace, è un problema.

"Oltre agli alti livelli di radionuclidi pericolosi – osserva l’associazione ambientalista – Tepco ha riconosciuto la presenza di alti livelli di carbonio-14 nell’acqua dei serbatoi, che il sistema di filtraggio non non ha rimosso. Il carbonio-14 è un pericolo radiologico a lungo termine: se l’acqua contaminata viene scaricata nell’Oceano Pacifico, sarà interamente rilasciato nell’ambiente".

"Con un’emivita (tempo di decadimento della sostanza, ndr) di 5.730 anni, il carbonio-14 è uno dei maggiori contribuenti alla dose collettiva umana globale; una volta introdotto nell’ambiente, sarà consegnato alle popolazioni per molte generazioni". Shaun Burnie, autore del rapporto di Greenpeace Germania, ha detto che nei tank "potrebbero esserci fino a 63,6 Gigabecquerel di carbonio-14 in totale".

Per Greenpeace l’unica soluzione accettabile è lo stoccaggio a lungo termine e, possibilmente, un nuovo trattamento dell’acqua. Ma Tokyo ha da tempo il supporto dell’Aiea. L’agenzia ha scritto in un report pubblicato il 2 aprile 2020 dove si legge che "le due opzioni per lo smaltimento controllato, rilascio di vapore e scarichi in mare, sono entrambe fattibili" e ha accolto ieri con favore l’annuncio.

"La decisione del governo giapponese – dice il direttore generale, Rafael Mariano Grossi – è in linea con la pratica a livello globale, anche se la grande quantità di acqua nella centrale di Fukushima lo rende un caso complesso. Lavoreremo a stretto contatto con il Giappone prima, durante e dopo lo scarico dell’acqua".