Mercoledì 24 Aprile 2024

Fuga di gas, tubi vecchi e malandati Nel mirino il collaudo della rete

Cinque giorni prima dello scoppio c’era stata una verifica. Gli atti del 2014: il 76% della tratta va risanato. Recuperati i corpi dell’infermiera incinta, del marito e dei suoceri: erano ancora vicini, seduti sul divano

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di Nino Femiani

RAVANUSA (Agrigento)

Nominato un gruppo di consulenti che dovrà aiutare a fare chiarezza sulla tragedia di Ravanusa. Alcune persone ripetono che da tempo sentivano puzza di gas. Cinque giorni prima della strage (sette morti accertati, due dispersi) c’è stato un intervento di manutenzione ordinaria sull’impianto della rete di metano che non aveva evidenziato alcuna criticità. È quanto hanno accertato i carabinieri che ora dovranno acquisire il verbale d’intervento per verificare chi abbia materialmente eseguito il collaudo e se sia stato fatto a regola d’arte. Nelle prossime ore il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, esaminerà le "carte" di quel controllo e la ditta che lo ha effettuato per conto di Italgas: è probabile che subito dopo partiranno gli avvisi di garanzia per tecnici, dirigenti e forse per amministratori. Per tutta la giornata di ieri sono invece stati ascoltati decine di abitanti della zona per cercare riscontri alla voce, ribadita dal consigliere comunale Giuseppe Sortino, in base alla quale nei giorni scorsi si sarebbe sentito un odore di gas nella zona in cui poi c’è stata l’esplosione. "Allo stato – ribadisce il comandante dei carabinieri di Agrigento, Vittorio Stingo - nessuno lo ha confermato. Non ci sono state segnalazioni né a noi né all’Italgas né all’amministrazione comunale".

Quanto alle cause che hanno provocato l’accumulo di gas nel sottosuolo, il colonnello ha sottolineato che al momento non è possibile stabilirle. "Potrebbe essere stata una frana, questa è una zona con una elevata fragilità idrogeologica, ma non è escluso neanche che ci possa essere una cavità sotterranea naturale. Lo sapremo quando saranno rimosse le macerie". Dito puntato anche sulla gracilità idrogeologica dell’area. Proprio in questi giorni sarebbero dovuti partire i lavori nella zona sud-est di Ravanusa per "la messa in sicurezza e per l’aumento della resilienza dei territori più esposti a rischio idrogeologico e di erosione costiera", opere finanziate dalla Regione siciliana per quasi 5 milioni di euro attraverso fondi comunitari. Gli investigatori hanno il radar puntato in primo luogo sulla precarietà del metanodotto. Per questo motivo acquisiranno la relazione degli amministratori giudiziari nominati nel 2014 dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas: in quel documento scrivevano che "il 76% delle tratte doveva essere sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento". Lavori erano stati eseguiti in precedenza anche da società vicine al boss Bernardo Provenzano. L’allarme degli amministratori giudiziari riguardava, tra l’altro, la rete di Agrigento che avrebbe avuto necessità di urgente "risanamento avente lo scopo di ristabilire una condizione di piena sicurezza". Ma Italgas obietta: "La rete di Ravanusa non è stata oggetto di indagine e rilievi nel periodo di amministrazione giudiziaria del 2014".

Intanto si continuano a cercare gli ultimi due dispersi: Calogero Carmina, 88 anni e il figlio Giuseppe di 59. È stata localizzata l’area dove potrebbero essere sepolti, ovvero dove prima c’era un garage. Erano invece tutti seduti sul divano, quando è esploso il mondo intorno, l’infermiera Selene Pagliarello, suo marito Giuseppe Carmina, suo suocero Angelo, sua suocera Enza Zagarrio. E con loro c’era anche il piccolo Samuele, così si sarebbe chiamato il bimbo che la 31enne dovuto partorire la settimana prossima. Sono stati individuati all’alba di ieri coperti calcinacci.