Giovedì 25 Aprile 2024

Frenata vaccini, solo 300mila dosi E Pfizer avverte: attenti ai richiami

Il colosso sconfessa il Cts: seconda iniezione dopo 21 giorni. Si attende il via libera per gli adolescenti

di Giovanni Rossi

La campagna vaccinale abbassa i ritmi, lontana dai numeri promessi. Il mezzo milione di somministrazioni quotidiane, toccato per una manciata di giorni, appare traguardo sfuggente. Ieri 302.703 inoculazioni (dato delle ore 21). Come se non bastasse, ora scoppia il caso dei richiami Pfizer-BioNTech: rinviabili fino a 42 giorni secondo il Cts, da mantenere dopo 21 giorni dalla prima inoculazione secondo l’azienda. Un ping pong che non rassicura i pazienti in lista per la seconda dose né quelli in attesa della prima chiamata. E la domanda se, in caso di rinvio, la protezione vaccinale possa perdere percentualmente efficacia preoccupa le persone e aggiunge lavoro ai medici di famiglia. Tutto questo mentre negli Stati Uniti la Fda autorizza l’uso di Pfizer-BionTech nella fascia 12-15 anni. La Ue, mancoa dirlo, aspetta ancora il verdetto dell’Ema.

"Nessun rischio di rimanere a corto di dosi – raffredda i timori la ministra delle Autonomie Maria Stella Gelmini –. Nelle prossime settimane arriveranno milioni di nuovi vaccini". Al di là della decisione della Ue di non rinnovare il contratto, AstraZeneca fornirà quanto pattuito – è la certezza del ministro alla Salute, Roberto Speranza. "Tutte le dosi previste per il 2021 restano confermate. Non c’è alcun problema sulle seconde dosi", garantisce il commissario all’emergenza Francesco Figliuolo nel corso dell’incontro settimanale con le Regioni. L’Italia sta per ricevere un numero di fiale "significativamente superiore rispetto a oggi", conferma il governatore ligure Giovanni Toti. Risultato auspicabile e necessario dopo l’autogol di aprire dubbi su Pfizer-BioNTech, cioé l’unico vaccino basato su Rnma sin qui percepito dai cittadini come privo di controindicazioni (Moderna ha la stessa filosofia, ma minor distribuzione).

L’azienda boccia l’allungamento a cinque settimane della finestra per il richiamo: "Il vaccino è studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni. Dati su un range più lungo non ce ne sono", chiarisce Valeria Marino, direttore scientifico di Pfizer Italiua. La prescrizione è "di attenersi a quanto emerso dagli studi". Secondo il commissario Figliuolo, è però "il Cts a decidere". "La somministrazione della seconda dose entro 42 giorni dalla prima non inficia l’efficacia della risposta immunitaria", scrive il direttore prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, avvalorando la scelta di privilegiare "strategie di sanità pubblica che consentano di coprire dal rischio il maggior numero possibile di soggetti nel minor tempo". Un cortocircuito difficilmente comprensibile, visto il carico di dosi alle porte: 17 milioni il totale di maggio, 25 milioni l’annunciato per giugno (sommando i quattro sieri).

La realtà è che la rimodulazione delle inoculazioni Pfizer-BioNTech risponde anche alla precisa volontà di Cts e governatori di forzare lo smaltimento dei vaccini a vettore virale (in Lazio anche per gli over 40). AstraZeneca e Johnson&Johnson sono infatti guardati con sospetto sia per i (rari) casi di trombosi, sia – in misura maggiore – per le giravolte comunicative sulle classi di inoculazione. Novità talvolta solo annunciate. A oggi il Cts non ha infatti accolto la richiesta del commissario Figliuolo di rendere esplicita l’opzione di AstraZeneca nell’immunizzazione degli under 60.

Alle Regioni che chiedono dialogo serrato e date certe per le fiale, Figliuolo intima di evitare fughe in avanti: fino alla fascia dei 50enni bisogna continuare a somministrare per classi di età decrescenti e di fragili, seguendo la programmazione ed i tempi del Piano nazionale. Intanto i 35mila medici di famiglia arruolati manifestano il loro malcontento per via sindacale: "Distribuzione a singhiozzo, mancanza di sistematicità, lunghi adempimenti burocratici. Così non ci possiamo organizzare".