Sabato 20 Aprile 2024

Fratelli d’Italia vince nei sondaggi. Pera: "Meloni può guidare il Paese"

L’ex presidente del Senato alla kermesse del partito che parte oggi a Milano. Assenti i leader alleati

Orientamenti di voto

Orientamenti di voto

Dimostrare che Fratelli d’Italia è un partito maturo, radicato in tutto il territorio nazionale, alla testa di una destra credibile sul fronte europeo, pronto ad assumersi la responsabilità di guidare l’Italia, capace di interpretare le richieste che vengono dal mondo produttivo. È l’obiettivo principale della conferenza programmatica del partito di Giorgia Meloni, in programma a Milano, da oggi al primo maggio, dal titolo "Italia, energia da liberale. Indipendenza libertà, crescita. Appunti per un programma conservatore". Una kermesse di tre giorni, con oltre 4600 delegati, che si terrà nel MiCo, il Milano Convention Centre, una location non causale, simbolo della volontà del partito meloniano di conquistare il cuore dell’economia e della finanza italiana, occupando anche fisicamente la zona più moderna del capoluogo lombardo, dove nacque l’epopea berlusconiana, ma anche culla della Lega.  Un modo per dimostrare come Fd’I non è più un partito sostanzialmente meridionale, votato soprattutto dagli statali, dagli assistiti, ma in grado di offrire una sponda credibile alle istanze dei ceti produttivi, del lavoro autonomo, delle grandi associazioni datoriali. Meloni, nel suo intervento introduttivo, lancerà implicitamente la sua Opa a tutto il centrodestra, in un momento delicatissimo per la coalizione, aprendo di fatto la lunga campagna elettorale da qui al 2023 con la prima grande manifestazione politica dopo la lunghissima pausa causata dalla pandemia. Non saranno presenti i leader dei partiti alleati.

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Marcello Pera, filosofo e accademico, senatore di Forza Italia e poi del Popolo della Libertà dal 1996 al 2013 e presidente del Senato della Repubblica dal 2001 al 2006 oggi è un battitore libero. E in quanto tale interverrà, da esterno, alla tre giorni organizzata da Fratelli d’Italia a Milano dal titolo Italia, energia da liberare, e che inizia oggi.

Che cosa si aspetta dalla tre giorni programmatica di Fd’I cui parteciperà?

"Una sfida importante proprio, e anche, in previsione di un possibile governo nazionale del centrodestra. Vedo nascere una famiglia politica nuova rispetto a quelle del passato, la famiglia dei conservatori, un nome che è nobile, nel mondo. La tre giorni ha lo scopo di coniugare meglio questa identità e di stringere un accordo con gli alleati per un centrodestra che sappia cogliere la sfida del governo. I dispetti tra partiti alleati sono, da questo punto di vista, del tutto secondari".

Fratelli d’Italia è all’opposizione del governo. Una scelta che paga?

"In termini di consensi, a guardare i sondaggi, sì. Ma alle elezioni manca un anno. Fratelli d’Italia deve darsi una prospettiva di governo e di partecipazione al prossimo governo del Paese. Non basta vivere di rendita all’opposizione. Ma proprio sulla politica estera la Meloni dimostra di aver fatto una scelta atlantista come quella di Draghi e Mattarella, una scelta che reputo giusta".

Fratelli d’Italia è pronta alla sfida del governo?

"Questa tre giorni è una mossa coraggiosa. Meloni sfida il suo partito e il centrodestra, forte di un’identità nobile, quella dei conservatori Ue, per candidarsi al governo. Una forza politica, la sua, non sovranista e non nostalgica, e una leader che ha lo statura per candidarsi a governare".

Come dovrebbe presentarsi il centrodestra, alle prossime elezioni politiche?

"Con un’alleanza o una confederazione tra partiti molto stretta e preparata da una seria discussione programmatica su punti specifici di governo che siano qualificanti rispetto a quanto si vuole fare. Ci sono e ci saranno gelosie di partito, è normale, però distanze programmatiche inconciliabili non ci sono e non le vedo".

Da questo punto di vista, una federazione tra Lega e Forza Italia può aiutare il centrodestra?

"Dipende. A che fine verrebbe fatta? Se è per prendere un voto in più rispetto a Fd’I sarebbe di breve respiro. Se è per dar vita a un programma di governo e di legislatura sarebbe una buona cosa, ma se Lega e FI vanno avanti su una strada unitaria solo per lasciare indietro Fd’I non la vedo percorribile. Segnalo, proprio sulla politica estera, che Fd’I e FI sono forze atlantiste e occidentali con molte similitudini, a differenza della Lega".

La battaglia per introdurre il presidenzialismo può essere un comune terreno d’intesa?

"L’idea di una riforma costituzionale in senso presidenziale è ormai entrata nel dibattito politico. Bisogna vedere con quali modalità la si intende. Io ho proposto un’assemblea costituente eletta ad hoc, composta da non parlamentari, e che duri un anno, al fine di riformare l’intera seconda parte della Costituzione. Se questa è la strada, e io penso che lo sia, il centrodestra tutto dovrebbe fare sua questa battaglia e usarla come strumento per vincere le elezioni e fare le riforme per rendere tutte le istituzioni più efficienti. Se questa idea facesse parte del programma di governo del centrodestra, si potrebbe arrivare a un risultato dopo trent’anni di inutili dibattiti".

Ma si potrebbe creare una situazione di stallo anche dopo le prossime elezioni?

"Se i risultati elettorali fossero quelli dei sondaggi di oggi, sì e sarebbe una necessità dar vita a una coalizione di tipo tedesco o di unità nazionale".

Presidente, nell’immediato che linea dovrebbe tenere un centrodestra di governo sul tema della guerra?

"Ho una convinzione netta, su questo. Bisogna condividere con nettezza la linea atlantica, ribadita con fermezza da Mattarella, Draghi e Di Maio. Non c’è spazio per pacifismi di sorta mentre Putin invade l’Ucraina o minaccia l’uso di nuove, terribili, armi. Putin va fermato con le armi e l’Occidente va difeso".

Quindi l’invio di armi all’Ucraina è giusto?

"Sì. Chi oggi rifiuta di inviare le armi all’Ucraina domani dovrà impugnarle per difendere se stesso. Non possiamo intavolare nessuna trattativa di pace se Putin non ci lascia spazio per negoziare".