Martedì 23 Aprile 2024

Fratelli di Giorgia Meloni all’attacco "Presidenzialismo anche da soli"

Piazza del Popolo, Berlusconi e Salvini al fianco della leader di FdI. Lei usa toni barricaderi. E sul retropalco si parla già di ministri

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di Ettore Maria Colombo

È una fredda, e pure buia, settembrata romana. Piazza del Popolo è piena, ma non strapiena. Nel retropalco della manifestazione del centrodestra si attende a lungo che arrivi Silvio Berlusconi. Il ‘vecchio leone’ tarda. Alla fine, però, arriva. Il comizio di chiusura del centrodestra sfora un po’. Matteo Salvini e la vera star della manifestazione, Giorgia Meloni, si attardano nel retropalco. Il clima è conviviale. Eppure, la mattina, Meloni ha detto che, nel suo governo, se vincerà, i ministri di Draghi non li vuol vedere neppure dipinti. Salvini l’ha presa a male ("siamo una squadra e la squadra di governo la decidiamo insieme"), ma poi si chiariscono. "Siamo d’accordo…", dice lei. Iniziano le danze. Parla Berlusconi (stanco è stanco) e dice le solite cose: "La dittatura della sinistra e della magistratura sta per finire" ecc. Applausi. Il giusto. Parla Maurizio Lupi, di Noi Moderati, che si è portato i suoi, quattro gatti. Non che gli azzurri siano tanti. Anche i leghisti scarseggiano. Il popolo è solo quello di FdI, ma è composto, ordinato, civile, letteralmente ’seduto’.

Poi parla Salvini, ma poco. Pure lui è stanco. Troppi comizi, troppi guai, troppi brutti presagi. Il verbo che usa di più è proteggere. L’influsso della Madonna, cui è devoto, si sente. Se la prende con gli ‘zingaretti’, ma non sono gli ‘zingari’. Sono quelli del Pd che, secondo lui, "mal governano" Roma. Applausi. Più forti, ma contenuti. Poi arriva lei, la star, Giorgia.

Ad aspettarla, oltre ai diecimila (scarsi) in piazza, ci sono 300 (dicasi, trecento) giornalisti stranieri accreditati. Occhi puntati tutti e solo su di lei. La Meloni è l’unica in palla, ma pure lei accusa una campagna elettorale breve, intensa, durissima. La presenta Pino Insegno che recita una frase da ‘toccarsi’ ("verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo quel giorno!"), ma è Giorgia che l’ha voluta in quanto è dal Signore degli Anelli.

Parla a lungo. La premier in pectore è lei, non ci piove, nessuno lo contesta più, nel centrodestra. Attacca – a lungo – la sinistra, il suo potere, i suoi intellettuali, la Rai che manda in onda "pseudo-filosofi d’Oltralpe che ci vogliono spiegare chi deve governare l’Italia. E cioè la sinistra sempre". Poi, nell’ordine, "i circoletti di Capalbio", i "giornaloni", il "mainstream", tutta gente che vuol "insegnare agli italiani come devono votare". Stoccata: "Letta, Conte, Di Maio, Bonelli, Fratoianni, Renzi, Calenda (e giù fischi, ndr) ci dicano se vogliono governare insieme. Li sfido. Noi siamo coesi, e siamo chiari, loro no. Noi siamo pronti".

Il resto è retorica da palco. Sul presidenzialismo Meloni annuncia che il centrodestra di governo lo farà: "Con la sinistra, se vuole, oppure da soli" (replica di Letta: "La ’moderata’ Meloni annuncia che cambieranno la Costituzione da soli. La Costituzione nata da Resistenza e antifascismo. Il voto degli italiani glielo impedirà"). Poi, la leader di FdI attacca duro Speranza e il suo "modello cinese". Difende i diritti delle madri, delle giovani, delle donne, degli anziani contro "sfruttatori, ladri, stupratori". Attacca "gli scafisti e i loro barconi". Chiude, pure lei, con un inno alla "libertà".

Si chiude con Pupo ("Su di noi"). Poi se ne va. Niente ‘a margine’ coi giornalisti. Nel retropalco, però, si va facendo il prossimo governo Meloni, anche perché le previsioni, pure quelle di fonte dem, sono disastrose per tutti gli avversari, 5s esclusi. Il borsino, a ieri, dice: Tajani agli Esteri, il prefetto Piantedosi agli Interni, un grande banchiere o un tecnico al Mef, l’ex Confindustria D’Amato al Mise, ai Rapporti Ue Fitto, alla Giustizia Giulia Bongiorno, alla Difesa Guido Crosetto, se supererà la (sua) ritrosia di chi non vorrebbe farlo. Poi, Urso all’Istruzione, Sgarbi ai Beni culturali, Lupi ai Lavori pubblici. Ai giornalisti stranieri, spaesati, viene su il magone: se fossero romani, direbbero ma che, davero davero?. "L’inverno sta arrivando" dicono in House of the Dragon. Per la sinistra "l’inverno sta arrivando", ma in Italia.