
Francesco parla ai vescovi. Durissimo attacco contro i gay nei seminari: "Limitare gli accessi"
Il nervosismo in Vaticano ieri era palpabile. La notizia del duro attacco di Francesco contro la presenza di omosessuali nei seminari è piombata come un meteorite anche sulla messa che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, stava celebrando con oltre 50 rappresentanze diplomatiche dall’Africa, continente dove in alcuni stati l’omosessualità è perseguita penalmente, tanto da indurre il cardinale a una vera fuga dai giornalisti.
Il fatto è che Bergoglio ha usato il linguaggio non di rado popolare che usa in privato ma non di certo in pubblico. "C’è già un’aria di ‘frociaggine’ in giro che non fa bene, c’è una cultura odierna della omosessualità rispetto alla quale chi ha un orientamento omosessuale è meglio che non sia accolto", avrebbe detto ai 200 vescovi italiani riuniti con lui a porte chiuse il 20 maggio scorso per l’assemblea annuale e che gli chiedevano lumi su come comportarsi quando a bussare alle porte dei seminari sono gay praticamente dichiarati. "È molto difficile che un ragazzo che ha questa tendenza – avrebbe argomentato – poi non cada perchè vengono pensando che la vita del prete li possa sostenere ma poi cadono nell’esercizio del ministero".
L’argomento non è proprio nuovo se si pensa che le norme attuali, mantenute da Francesco, sono quelle fatte stilare da Benedetto XVI e confluite nella Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica del 2005 che già fecero scalpore per come dimostravano tutta l’avversione di Ratzinger per i gay in seminario. Altri tempi, si pensava.
Francesco invece non è distante da quella linea nonostante le tante dichiarazioni e decisioni in favore di un atteggiamento più aperturista e accogliente verso le persone dell’area Lgbtq+. Rimane famoso il suo "Se una persona cerca il Signore chi sono io per giudicare?", pronunciato a bordo del primo viaggio apostolico. Oppure, in tempi recenti, il Pontefice ha confidato la sua amarezza per gli attacchi ricevuti in seguito alla firma della Dichiarazione Fiducia supplicans, quella che ha aperto alla benedizioni delle coppie omosessuali, già corretta con una mezza marcia indietro specificando cioè che la benedizione può essere alla persone e non alle coppie.
Ciò che colpisce però, è il linguaggio corrosivo, se non denigratorio, di Francesco cui finora era avvezzo solo il suo inner circle. In privato, ad esempio, quando parla dei suoi detrattori interni al Vaticano e si lascia andare alla collera, non esiterebbe a definirli con espressioni anche colorite. Resta il fatto che il pensiero di Bergoglio sull’accesso ai seminari si fa ora più chiaro e fa tornare alla memoria le preoccupazioni espresse in un altro incontro privato e poi trapelate, quelle sulla presenza di una "lobby gay" in Vaticano. È quella deriva a preoccupare il Pontefice cui si aggiunge il timore del rischio di praticare una doppia vita. Sulla sua scrivania si ammassano dossier, alcuni veri altri confezionati per distruggere carriere. Nella sua segreteria particolare in passato, Francesco ha accettato preti di cui conosceva l’orientamento. Ma accoglierli in seminario, ‘coltivare’ in qualche modo una classe sacerdotale smaccatamente orientata, quello no.
La sala stampa vaticana, interpellata dai media di mezzo mondo, si è trincerata nel silenzio. Si preferisce stemperare e non alimentare l’ombra dell’omofobia che tanto male ha fatto al pontificato di Benedetto. L’invito di Bergoglio ai vescovi italiani a mettere paletti, però, non è stato smentito e l’argomento con tutta la sua portata dirompente si riproporrà al sinodo di ottobre quando i settori più progressisti e aperturisti verso le istanze Lgbtq+ saranno pronti a dare battaglia.