Giovedì 25 Aprile 2024

Dress code alle corsiste, arrestato l'ex magistrato Francesco Bellomo

L'ex giudice è ai domiciliari. Deve rispondere di maltrattamento ed estorsione aggravata ai danni di cinque donne e anche di calunnia e minacce a Giuseppe Conte

Francesco Bellomo, l'ex giudice dei dress code alle allieve ora ai domiciliari (ImagoE)

Francesco Bellomo, l'ex giudice dei dress code alle allieve ora ai domiciliari (ImagoE)

Bari, 9 luglio 2019 -  Arrestato l'ex giudice Francesco Bellomo, quello che imponeva dress code - minigonne e tacchi a spillo - alle corsiste. Una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari è stato notificata all'ex magistrato del Consiglio di Stato, docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura della Scuola di Formazione Giuridica Avanzata 'Diritto e Scienza'. 

Bellomo deve rispondere dei reati di maltrattamento nei confronti di quattro donne, tre borsiste e una ricercatrice, alle quali aveva imposto anche un dress code, ed estorsione aggravata ai danni di un'altra corsista. I fatti contestati risalgono agli anni 2011-2018. L'arresto è stato disposto dal gip del Tribunale di Bari Antonella Cafagna. Il reato di maltrattamenti sarebbe stato commesso da Bellomo nei confronti di donne con le quali aveva avuto una relazione sentimentale, in concorso con l'ex pm di Rovigo Davide Nalin, coordinatore delle borsiste.

CALUNNIA E MINACCE A CONTE - Ma in più l'ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo è indagato anche per i reati di calunnia e minaccia ai danni dell'attuale presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte. L'accusa, contenuta nella stessa ordinanza di arresto per maltrattamenti e estorsione, risale al settembre 2017, quando Conte era vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e presidente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo.

LE INDAGINI - Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi e dal sostituto Iolanda Daniela Chimienti, con "l'artifizio delle borse di studio offerte dalla società" che consentivano tra le altre cose la frequenza gratuita al corso e assistenza didattica individuale, "per selezionare e avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse, anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale" si legge nell'imputazione, Bellomo avrebbe fatto sottoscrivere un "contratto/regolamento" che disciplinava i "doveri", il "codice di condotta" e il "dress code" del borsista.

A selezionare le donne tramite colloquio, sottoponendole al "test del fidanzato sfigato" sarebbe stato l'ex pm Nalin, incaricato anche di vigilare sul rispetto degli obblighi contrattuali, svolgere istruttorie in caso di violazioni e proporre sanzioni. La presunta estorsione sarebbe stata commessa nei confronti di un'altra corsista, costretta a rinunciare ad un lavoro da co-presentatrice in una emittente televisiva "in quanto incompatibile con l'immagine di aspirante magistrato" e "minacciando di revocarle la borsa di studio".