Bebe Vio, l'album di famiglia
"Vado a vivere da sola". Bebe Vio sabato compie 20 anni ed è giunto il momento di decisioni importanti. "Una scelta di crescita: a questo punto non sono più una teenager, devo cominciare a vivere le cose da grande". Milano è la meta scelta dalla campionessa paralimpica, icona di personalità e voglia di vivere, come il padre Ruggero racconta: " E' sempre stata una bambina vivacissima. Si è fatta notare sin dal primo giorno che è nata, piangeva sempre, non dormiva mai". E' sempre stata determinata, come quando a 2 anni pretese di portare giù dalle scale di casa una valigia che era più grande di lei: "io posso fare tutto quello che voglio", lo disse allora, una frase diventata il motore della sua vita.
A quattro anni Bebe inizia a fare sport, un corso di ginnastica artistica, e alla prima gara vince. A cinque anni scarta la pallavolo, si annoia, ma nella palestra accanto tirano di scherma: "E' stato amore a prima vista, una vera e propria folgorazione". Bebe cresce, va a scuola, e 9 anni la sua determinazione torna ancora fuori, scrive una lettera al sindaco di Mogliano Veneto per lamentarsi dei pericoli della strada vicino casa.
Purtroppo a 11 anni è colpita dalla malattia, una meningite devastante. Perde braccia e gambe. Due mesi tremendi a casa poi la ripartenza: "La vita è ricominciata al centro protesi". "Era il mese di giugno, ci dissero che ci volevano sei mesi", ma la determinazione di Bebe riaffiora: "Ad agosto devo andare all'isola d'Elba al mare". Nessuno credeva in quella sfida, ma lei "dopo 9 settimane era all'Elba".
Bebe è una che non si arrende: a 12 anni, dopo la malattia e le amputazioni impara nuovamente a camminare e vuol tornare anche a fare scherma. Tirare di scherma senza braccia? E' una domanda che non si pone: nel Natale del 2009 va a Roma per fare un 'provino' con Fabio Giovannini, allenatore della nazionale paralimpica, le legano il fioretto alle protesi con lo scotch e lei fa vedere cosa sa fare. A gennaio 2010 il primo prototipo di protesi per la scherma, da allora tante vittorie di Bebe, culminate con l'oro olimpico di Rio.
Nel 2012, alle paralimpiadi di Londra è tedofora ma pensava già ai Giochi di Rio 2016. Arriveranno poi la copertina di Sportweek, quella di Vanity Fair, la Polizia e la Nike. Può bastare? No, ci sono le paralimpiadi di Tokyo 2020, di cui è anche testimonial, poi nel 2024 vuole candidarsi alla presidenza del comitato paralimpico e nel 2028 alla presidenza del Coni. Oltre non andiamo, ma Vio di limiti non se li è mai messi, quindi ogni traguardo è 'infilzabile' col suo fioretto.