Ucraina: fosse comuni, torture e stupri. "Bucha? Non avete visto il peggio"

Le testimonianze di chi fugge: cadaveri ovunque. A Mariupol forni crematori mobili: i russi bruciano i corpi

KHARKIV - "Non avete visto ancora niente, siete proprio stupidi occidentali col culo al caldo. Vi fate sconvolgere da Bucha. Avete dimenticato la guerra, avete dimenticato l’orrore". Non conosciamo il nome di questa donna, ci basta la sua faccia segnata per ascoltarla. La incontriamo alle case popolari di Saltivka, a Nord-Est di Kharkiv, uno dei quartieri più colpiti dai bombardamenti e tra i primi obiettivi annunciati del prossimo attacco dei russi. Qui le immagini dei morti di Bucha non provocano nessun effetto, nell’ultimo mese le persone hanno visto i vicini, gli amici, i famigliari, morire dilaniati da un mortaio mentre erano in coda per comprare il pane o i farmaci.

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Residenti in fuga durante un bombardamento a Severodonetsk
Residenti in fuga durante un bombardamento a Severodonetsk

"I russi ci hanno invaso dicendo che era pieno di nazisti. Guardate loro, guardate cosa ci stanno facendo. Vedrete quante Bucha ci saranno". La sua risata nervosa fa paura e la sua previsione mette i brividi ma ha ragione. L’esercito russo ha abbandonato i territori sopra Kiev ripiegando in Bielorussia per colpire più duramente nel Donbass e come la risacca sta svelando adesso gli effetti del suo passaggio. Si parla già da giorni di Borodyanka, venti minuti a ovest di Buča, dove le fosse comuni sarebbero ancora più larghe e profonde. Centinaia di morti, forse di più. Tutta quella fascia fin su al confine ora è libera dai mezzi di Putin ma cosa resta in quei villaggi sconosciuti al mondo? C’è un’altra voce che sta circolando, anche negli ambienti militari.

I soldati russi non avrebbero solo sparato alla popolazione ma anche razziato tutto quello che potevano, portando via soldi, gioielli, perfino televisori. Ci sarebbero immagini – ma sono in corso verifiche per accertare la veridicità del materiale – che mostrerebbero militari in fila agli sportelli postali di Mazyr, in Bielorussia, per spedire oggetti in Russia. "Tutto il mondo sta guardando Bucha ma consiglio di conservare spazio per altra indignazione perché arriveranno altre città di cui non sapete nulla che vi metteranno di fronte all’atrocità della guerra". A parlare è un altro cittadino di Saltivska che ha una parte della famiglia a Mariupol. "Non so più nulla di loro, li ho sentiti l’ultima volta il 3 marzo. Prego ogni giorno di ricevere una telefonata, anche in piena notte".

Non ce la fa, se ne va con la faccia tra le mani. È un uomo adulto, avrà almeno 60 anni, le sue lacrime hanno un peso specifico. In Ucraina c’è una costellazione di villaggi senza speranza, dove la vita faticava ad andare avanti prima della guerra, figuriamoci ora.

A Mala Rohan, Est di Kharkiv, siamo entrati a poche ore dalla sua liberazione. Tra le poche strade in terra battuta c’erano ancora i cadaveri dei soldati russi, abbiamo visto una bambina che fissava due corpi maciullati accantonati nel cortile della casa del vicino. Era lì prima del nostro arrivo ed è rimasta ferma per più di mezz’ora, finché il carro della mortuaria li ha infilati in un sacco. Non ha detto una parola.

E poi c’è Izium, nel Donbass, sulla strada che collega Kharkiv a Sloviansk. O forse è meglio dire c’era Izium perché ormai è territorio occupato e quei pochi che riescono ancora a comunicare con l’esterno descrivono l’inferno. Poca acqua, poco cibo, poca elettricità, nessun riscaldamento né aiuti umanitari. "Siamo disperati, non c’è più tempo, aiutateci", ci scrive una ragazza usando Instagram. Poche frasi, poi la comunicazione si interrompe. Quando (e se) l’onda rossa passerà, bisognerà imparare il nome di questi villaggi e ricordarlo.