
Libero ma non arruolabile. O almeno: non subito. Ieri Roberto Formigoni, 76 anni, già presidente per quasi un ventennio della Regione Lombardia, ha finito di scontare la condanna a 5 anni e 10 mesi per corruzione nell’affaire Maugeri-San Raffaele. Dopo cinque mesi nel carcere di Bollate nel 2019, due anni e tre mesi ai domiciliari e l’ultimo anno affidato in prova ai servizi sociali, insegnando prima l’italiano alle suore straniere dell’Istituto Piccolo Cottolengo-Don Orione e poi aiutando i ragazzi difficili, il “Celeste“ è arrivato al fine pena, previsto in origine per marzo 2024 ma anticipato dagli sconti per buona condotta.
Per lui sarebbero già pronte a riaprirsi le porte della politica, in base ai corteggiamenti che, assicurava l’interessato al nostro giornale un mese fa e ha confermato ieri al Corriere della Sera, continua a ricevere da dirigenti ma anche "gente comune". Inderogabilmente di centrodestra, forse più suadenti dalle parti di Forza Italia che da quelle dei Fratelli d’Italia: "Ho grande stima e ammirazione per Giorgia Meloni, che si sta dimostrando una statista", ma "sono sempre stato un cattolico popolare, la mia casa è il Partito popolare europeo", ha ripetuto Formigoni nelle prime interviste rilasciate da uomo libero.
Precisando, però, di non essere candidato da nessuna parte, e di avere tempo "almeno fino a marzo-aprile per decidere" su un’eventuale corsa alle Europee di giugno 2024: "Istintivamente in questo momento dico no, però mi confronterò, ascolterò", "andrò a Roma per respirare l’aria del Parlamento e poi deciderò", ha detto ieri all’Ansa.
Peraltro un Formigoni libero non è tuttavia immediatamente candidabile: sulla strada per tornare all’elettorato passivo gli rimangono un paio d’ostacoli. Non solo il Tribunale di Sorveglianza dovrà valutare la relazione dell’ufficio esecuzione esterna prima della dichiarazione effettiva dell’estinzione della pena, attesa per l’inizio del prossimo anno, ma in seguito Formigoni, come fece e ottenne Silvio Berlusconi, dovrebbe chiedere ai giudici della sorveglianza la riabilitazione per cancellare le pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici che gli impedisce di candidarsi.
Intanto "sono felice e mi sento benissimo", assicura spiegando d’aver rinunciato a "grandi festeggiamenti" per limitarsi a un pranzo con amici.