Giovedì 18 Aprile 2024

Fondo Usa offre 11 miliardi per Tim Il governo apre: valuterà il mercato

Il colosso degli investimenti Kkr mette sul piatto 0,50 euro ad azione, il 46% in più dell’ultima quotazione

di Achille Perego

Il fondo americano Kkr sarebbe pronto a investire fino quasi 11 miliardi per comprarsi Tim. E il governo Draghi apre: "Interesse positivo, sarà il mercato a valutare l’offerta". Dopo le indiscrezioni della vigilia, a confermare l’interesse del colosso Usa, che gestisce 380 miliardi di asset nel mondo, verso il principale gruppo italiano di telecomunicazioni, è stato il cda straordinario di Tim convocato ieri pomeriggio proprio per esaminare la proposta di Kkr. In serata, con una nota, Tim ha infatti comunicato di aver "preso atto" della intenzione, allo stato "non vincolante e indicativa", di Kkr di lanciare un’Opa sul 100% delle azioni ordinarie e di risparmio della società volta al delisting, il ritiro del titolo da Piazza Affari. L’Opa sarebbe legata al raggiungimento del 51% del capitale e pagata cash a un prezzo indicativo di 50,5 centesimi per azione, con un premio quindi del 46% sulla quotazione di Borsa di venerdì scorso delle ordinarie (34,75 cent).

La manifestazione d’interesse, per cui oggi sarà interessante seguire la reazione del mercato dove il titolo viaggiava ai minimi storici per una capitalizzazione di 7,2 miliardi, è "amichevole", aspira a ottenere il gradimento del management ed è condizionata a una due diligence di 4 settimane e al via libera del governo che, per gli asset strategici come le tlc, può esercitare verso soggetti extracomunitari la golden power. Governo che metterà in piedi un gruppo di lavoro con ministri ed esperti per seguire la situazione, ricordando, da un lato, che vanno salvaguardati investimenti e occupazione e, dall’altra, che Tim è una società quotata e quindi il mercato è sovrano. Interessati all’ennesimo cambio di proprietà dell’ex Telecom Italia, che dalla privatizzazione nel 1997 è finita in diverse mani italiane (Olivetti-Pirelli) e straniere (spagnole e francesi) sarebbero però anche il fondo di private equity Advent International e Cvc Capital partners, che si sono detti "aperti al dialogo con gli stakeholders per identificare una soluzione per il rafforzamento di Tim". Advent e Cvc, per ora, non faranno proposte e non si muoverebbero in accordo con Vivendi. I francesi, principali azionisti di Tim (23,75%), hanno escluso contatti coi fondi per una contro-Opa, ma rivendicano il ruolo di investitore in Telecom e la volontà di "collaborare con autorità e istituzioni italiane per il successo del gruppo". Come dire: in Telecom vogliamo restare.

Nel cda di ieri non sarebbe stato affrontato invece il nodo delle deleghe dell’ad Gubitosi. Ipotesi circolata alla vigilia dopo che il presidente di Tim, Salvatore Rossi, aveva convocato un consiglio per venerdì in risposta alla dura lettera di 11 consiglieri preoccupati per il "deterioramento dei conti aziendali" di Tim, risultati – a partire da quelli per la costosa operazione calcio con Dazn – che avrebbero indotto Vivendi a pensare a un ricambio al vertice. Il confronto su Gubitosi è passato in secondo piano rispetto alla proposta di Kkr, già azionista al 37,5% di Fiber Cop, società in cui Tim ha spostato l’ultimo miglio della rete telefonica. La partita del fondo Usa si intreccia col futuro delle tlc e quindi chiama in causa il governo, che vede Cdp possedere il 9,8% di Tim e in procinto di salire al 60% in Open Fiber.

Rumor di mercato sostengono che nei piani di Kkr ci sarebbe, di fronte al successo dell’Opa, la cessione in futuro proprio della rete a Cdp, che potrebbe così realizzare la tanto discussa rete unica (Tim-Open Fiber) replicando per le tlc il modello Terna.