Mercoledì 24 Aprile 2024

Follia Usa: basta con i classici, troppo bianchi

All’Università di Princeton un professore dominicano di lettere antiche mette sotto accusa le opere greche e latine. E scoppia la polemica

di Giampaolo Pioli

Sembrava solo una lite fra accademici con un attacco ai testi classici e alla storia greco-romana. Ma sta diventando una battaglia virale sui social e nelle aule delle università americane, dove si discute accanitamente se i classici, oggi, almeno in America possano avere un futuro o siano tutti da riscrivere con l’inclusione di quelle categorie sociali come gli schiavi e gli oppressi, che non hanno mai fatto parte della narrazione e della crescita sociale raccontata nei testi.

Dan-el Padilla Peralta un giovane professore di 36 anni dell’università di Princeton, nato nella repubblica Dominicana e immigrato clandestinamente negli Usa all’età di 4 anni, sostiene di fatto la tesi della negazione della cultura classica greca e romana, che lui insegna quotidianamente – con molti distinguo ai suoi stupendi – in quanto fomentatrice di tentazioni autoritarie, di slogan e di valori che stanno alimentando da tempo la nuova destra americana, che si ispira proprio alle élite del passato e che Donald Trump ha abbracciato contro i germi di un "socialismo sottocutaneo" che in America però non esiste.

In un importante seminario sul "futuro dei classici" che si tenne a San Diego nel 2019 il prof Peralta si scontrò con un’altra docente Mary Frances Williams che alla fine del suo intervento sulla "civilizzazione occidentale" lo apostrofò con un "probabilmente tu sei qui e hai un posto solo perché sei nero, ma preferisco pensare che lo hai avuto perché te lo sei meritato".

La conferenza venne sospesa con l’accusa di razzismo. Gli accademici insorsero, ma il dibattito non si è più fermato e le ragioni di Padilla Peralta sulla discriminazione razziale partita dai greci e dai romani con i suoi effetti successivi di torture ed esclusione che hanno interessato anche l’olocausto e le minoranze nella Seconda guerra mondiale ha mantenuto grande vivacità ed è cresciuta con la nascita di Black Lives Matters.

Ma è soprattutto la storia personale di Padilla – che a 9 anni leggeva la biografia di Napoleone Bonaparte e ancora prima sulle guerre Greco-Romane, perché erano gli unici volumi che poteva trovare nel sudicio rifugio per senzatetto nel Queens e nel Bronx dove ha vissuto per anni in povertà con la madre e col fratello – a dare un forte spessore sociale a questa disputa culturale.

Laureatosi col massimo dei voti sia a Princeton nel 2006 così come a Oxford e a Stanford col dottorato in storia, Padilla ha iniziato la sua carriera accademica e a fare confronti storici e teorici anche con le frasi di Donald Trump quando definiva i messicani che attraversavano il confine come "criminali, spacciatori di droga e stupratori". Ricordò che gli stessi Romani con queste valutazioni avrebbero avuto difficoltà a costruire il loro impero, che si basava si sull’incorporazione degli Stati ma anche sul libero movimento delle persone.

Con una spirito decisamente lontano dal compromesso, Il giovane professore adesso chiede la demolizione del dipartimento dei ‘Classici’ a Princeton – che verrebbe sciolto nei dipartimenti di Antropologia e Linguistica – perché di fatto lo ritiene fonte di errata formazione ideologica.

Il 6 gennaio ha notato che tra gli assalitori del Congresso c’era un giovane che indossava un elmetto greco con scritto Trump 2020 e una maglietta con le ali dorate, simbolo dell’ordine e del governo romano

All’Università di Princeton però si sono accorti che i corsi sui classici solitamente riservati a studenti maschi e bianchi con le lezioni di Padilla presentavano letture più controverse e articolate della storia e hanno iniziato ad affollarsi anche di studenti di colore e donne.

È probabile che la sua idea in qualche modo autolesionista di cancellare i classici perché dannosi e ispiratori di principi non democratici, ma elitari, sia perdente. Ma a quel punto se le lezioni accademiche non bastassero perché i difensori del classicismo dicono "noi non siamo così" forse a Padilla cresciuto a Santo Domingo sotto la dittatura populista di Trujillo non resta che entrare in politica.