Martedì 23 Aprile 2024

Fiumi a secco e caldo, allarme rosso. Le Regioni: bisogna razionare l’acqua

Il Po è ai livelli più bassi della storia, l’agricoltura in ginocchio. I governatori: limitare l’uso delle risorse idriche

La secca del Po al ponte della Becca

La secca del Po al ponte della Becca

Roma, 21 giugno 2022 - E la chiamano estate. Insediata da poche ore, la stagione più desiderata trova il palcoscenico bruciato da una primavera sbruffona: anticiclone africano numero tre, cielo terso, sole senza concorrenza. E soprattutto una gravissima siccità anticipata di almeno 30 giorni rispetto alle annate più torride. La terra ustionata chiede acqua, e chi ha il controllo dei rubinetti ragiona sugli scenari in formazione. Il cuneo salino risale il Po per 21 chilometri mettendo a rischio terreni e falde (a Pontelagoscuro, nel Ferrarese, il flusso è di appena 180 metri cubi al secondo, tre volte sotto il minimo storico); il lago Maggiore perde un metro d’altezza ogni tre giorni; torrenti noti per esuberanza autunnale ora sono bacini riarsi. Non c’è un minuto da perdere.

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La siccità compatta le regioni, pronte a chiedere al governo – già oggi – la dichiarazione dello stato di emergenza. Città e acquedotti, fiumi e campagne, paeselli e laghetti: tutti boccheggiano. Escluse le Alpi, dove potrebbe manifestarsi qualche temporale, le previsioni asciugano le speranze. Bollino rosso. Caronte spinge la colonnina a temperature sfidanti: 36 gradi a Bolzano, 35 a Bologna, 33 a Firenze, 32 a Roma. E al Centro sud, sinora più fresco, nei prossimi giorni si sfioreranno o supereranno i 40 gradi in molte zone: ci saranno 38 gradi a Roma, 37 a Firenze, 40 a Foggia, Matera, Catanzaro, Taranto, oltre 40 in Sicilia e Sardegna.

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Esaltato dal massimo irraggiamento del solstizio, il terzo anticiclone africano del 2022 arroventa i tavoli decisionali e le segreterie politiche. Alle 13 è convocata la Conferenza delle Regioni per preparare il confronto pomeridiano con il governo e quello di domani con la Protezione civile, il cui Capo dipartimento, Fabrizio Curcio, ha ben presente l’incandescenza del momento. La Protezione civile proprio in queste ore sta ultimando una ricognizione sui potabilizzatori di Acque Venete e Romagna Acque che servono le utenze di circa 7-800mila persone. Scontato che il governo aderisca alla dichiarazione dello stato di emergenza. L’esame in corso a livello di tecnici e dirigenti ministeriali non lascia alternative. "La situazione è delicata", ammette il ministro delle Politiche agricole e forestali Stefano Patuanelli. Le Regioni invocano regole e protocolli, con priorità dell’erogazione idrica riservata all’uso umano e agricolo, e contemporanea velocizzazione nella progettazione di invasi usando i fondi del Pnrr. È in gestazione anche l’ipotesi di un quadro comune di ordinanze per prevenire lo spreco d’acqua, con il razionamento e l’indicazione a privilegiare l’uso per i fabbisogni primari. Cosa che, in moltissimi casi, i Comuni hanno già deliberato in autonomia. Resta sul tavolo l’ipotesi di un prelievo più massiccio dai laghi, ma prima serve un accordo politico, oppure un’intesa con i gestori degli invasi idroelettrici magari fissando adeguati ristori. In molte aree del Paese il ricorso alle autobotti appare già inevitabile. Anche i partiti spronano l’esecutivo: "Invitiamo il governo a scegliere, in modo forte e netto, lo stato di emergenza nazionale per la siccità. Serve un piano per i nuovi invasi", dichiara il segretario del Pd Enrico Letta. "Vogliamo un decreto siccità adesso", stringe i tempi il leader leghista Matteo Salvini.

Sono preoccupati i governatori, ma soprattutto gli agricoltori e gli allevatori. L’Autorità di Bacino del Po per ora mantiene la soluzione di compromesso scovata con Regioni, mondo agricolo, autorità di bonifica, aziende elettriche, multiutility che fanno arrivare l’acqua nelle case. In sintesi: non sospendere l’irrigazione delle campagne, ridurre i prelievi del 20%. Ma non sono solo i raccolti ad andare in rovina o a offrire rese limitate fino al 30%. A patire il caldo sono anche gli animali nelle fattorie, a cominciare dalle mucche che con le alte temperature producono fino al 10% di latte in meno, pur bevendo il doppio, fino a 140 litri di acqua per animale contro i 70 abituali. Il ricalcolo dei consumi contempla anche l’emergenza stalle.

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