Fisco e Colle, le tensioni spaccano il governo

Dopo lo stop a Draghi sul prelievo solidale, non c’è intesa sui soldi del taglia-bollette. E dietro s’allunga l’ombra della corsa alla presidenza

Sergio Mattarella e Mario Draghi

Sergio Mattarella e Mario Draghi

La scaramuccia sul contributo di solidarietà è durata meno di 24 ore, ma il capitolo non è chiuso. Perché lo scontro evoca la distanza culturale e strategica tra le due anime della maggioranza, e dimostra quanto sia cresciuto il tasso di nevrosi politica alla vigilia delle elezioni presidenziali e delle scelte sul futuro della legislatura. Sciolto il nodo del Colle, si aprirà la campagna elettorale e – duri qualche mese o un anno – sarà comunque violentissima. Intanto, si continua a giocare la partita delle bollette. I 2 miliardi e 800milioni finora stanziati per fronteggiare l’aumento di gas ed elettricità basteranno forse a tamponare l’impennata dei prezzi di gennaio, tanto che Draghi, venerdì aveva addirittura ipotizzato di far partire il contributo non dai redditi superiori a 75mila euro bensì da quelli superiori a 60mila euro, per raggranellare qualche milione in più.

Ecco perché il Pd attraverso, il responsabile economico Antonio Misiani, avanza la proposta di destinare "l’extragettito delle aste sulle emissioni di Co2 per calmierare le bollette". Considerando che lo scorso trimestre l’extragettito è stato pari quasi a 700milioni, nel complesso finirebbe per essere una cifra pari a quella già sul tavolo. Draghi e il ministro Franco non hanno chiuso le porte all’idea dei democratici, ma il titolare dell’Economia considera i tempi prematuri per prendere qualsiasi decisione. Se infatti la crisi energetica si rivelerà limitata nel tempo, non ci sarà bisogno di ulteriori interventi. In più molto dipende dalla strategia comune che l’Europa adotterà il 14 dicembre. D’altra parte, a fronte di un problema strutturale, bisogna fare i conti con visioni opposte.

Salvini insiste per il ritorno al nucleare: "In settimana voglio parlarne col ministro Cingolani". Di ben altro avviso la sinistra della maggioranza che scommette invece su un’accelerazione del passaggio alle rinnovabili. Una frattura profonda ma la vicenda delle bollette chiama in causa una divisione ancora più netta, fino a fronteggiare il nodo delle diseguaglianze sociali. Che sia un problema di prima grandezza lo dicono tutti, ma se la diagnosi è identica i rimedi suggeriti sono opposti. E questo spiega la tensione montata intorno a una proposta in sé di entità modesta come quella del contributo di solidarietà.

Forza Italia non ha ancora digerito il tentativo di "introdurre una patrimoniale travestita" e, con Antonio Tajani, torna a rilanciare lo stop a Draghi al Colle: "Se diventa capo dello Stato, il governo cadrà e si andrà al voto". Meno estremi i toni della Lega, ma il suo leader al telefono con Berlusconi concorda sulla necessità di tenere il punto: qualsiasi tentativo di mettere le mani nelle tasche degli italiani "deve essere bloccato sul nascere". A riassumere gli umori dei renziani (che, anche in questa battaglia, hanno fatto fronte comune con la destra) è Luigi Marattin: "Inaccettabile il principio che non bisogna combattere la povertà, ma punire la ricchezza". I grillini sono più incerti, divisi tra fan e detrattori del contributo, mentre il Pd è deciso a riconquistare il voto popolare perduto proprio difendendo i ceti più deboli.

Sono queste le fibrillazioni che rischiano di emergere nel corso della discussione in Senato sulla legge di bilancio, specie se le proposte di Draghi non basteranno a calmare i sindacati, i quali peraltro sono divisi con la Cisl più possibilista, Cgil e Uil ancora sulle barricate. Comunque vada l’iter della manovra, è certo che quelle tensioni riesploderanno dopo l’elezione del presidente con l’avvio di fatto della campagna elettorale. Quanto un governo, qualsiasi governo, possa reggere a un situazione del genere se lo chiedono tutti.