Venerdì 19 Aprile 2024

"Fino a 11 anni non sapevo l’italiano Con una canzone irritai le femministe"

Il cantautore nato a Saigon racconta la carriera e le traversie di ’Bella senz’anima’, censurata in televisione

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di Andrea

Spinelli

"Papà aveva un buon lavoro alle poste, ma nella prima metà degli anni Venti lasciò l’Italia per non vivere sotto Mussolini" racconta Riccardo Cocciante, riavvolgendo la pellicola della sua vita mentre a Milano apporta gli ultimi ritocchi all’edizione del ventennale di Notre Dame de Paris, in tour da giovedì prossimo. "Prima andò in Africa e poi, davanti alle aperture dell’Indocina francese, decise di trasferirsi a Saigon. Lì iniziò a fare l’imprenditore edile, facendosi presto un nome nella costruzione di strade e ponti".

Poi, però, tornaste in Italia.

"Sì perché nel ’57, con la ripresa della lotta rivoluzionaria da parte del vietminh, la situazione iniziò a precipitare, creando agli occidentali sempre più difficoltà. Tre mesi li passammo a Rocca di Mezzo, in Abruzzo, dai parenti. Poi ci trasferimmo a Roma, dove mio padre provò ad aprire una torrefazione, ma, faticando soprattutto a capire la nuova mentalità del paese che aveva lasciato trentacinque anni prima, le cose non andarono come in Vietnam".

Lei aveva 11 anni.

"E non parlavo mezza parola d’italiano. A Saigon, infatti, nostro padre parlava francese pure in famiglia, quindi, io e mia sorella Anita dovemmo imparare la lingua da zero".

Perché, per dare voce ai ricordi, nel brano Indocina scelse la penna di Enrico Ruggeri?

"Perché, non scrivendo testi, pensai che fosse l’autore giusto. Succede sempre così nelle mie canzoni. Quando, ad esempio, composi un altro brano molto personale come Vivi la tua vita, dedicato a mio figlio David, chiesi aiuto a Mogol. Tutto dopo il lungo sodalizio, negli anni Settanta, con Marco Luberti".

Il suo cammino autoriale inizia con Piccolo fiore, cantata da Wilma Goich, e Buonanotte Elisa, scritta per Morandi.

"Le canzoni di solito le scrivo per me e poi, eventualmente, le offro agli altri. Buonanotte Elisa era in francese, ma Morandi la cantò in italiano. E qualche tempo dopo incise pure Bella senz’anima".

A proposito, in Italia Bella senz’anima scatenò l’ira delle femministe mentre in Cile diventò una specie di inno rivoluzionario. Cocciante come gli Inti-Illimani?

"Scrivo canzoni più allegoriche che descrittive. Accadde così che in Cile, Argentina e Spagna, paesi segnati al tempo da pesanti dittature, la gente colse nel testo significati anti-regime; rimasi, ovviamente, sorpreso, ma l’idea che un mio pezzo potesse alimentare così forti sentimenti di libertà mi inorgoglì molto".

Qualcuno fraintese.

"Alla Rca eravamo tutti convinti che Bella senz’anima, soprattutto in Spagna, sarebbe incappata nella scure della censura e invece… fu proibita dalla tv italiana".

Il brano Margherita rischiò di non vedere la luce.

"Quando registrai il disco, Vangelis, che lavorava al progetto come arrangiatore, approvò tutti i pezzi tranne Margherita, suggerendomi di toglierlo. Mi rifiutai e fu giusto così, anche se debbo riconoscere che parte del successo di quell’album fu dovuto proprio agli arrangiamenti del Premio Oscar di Momenti di gloria".

Che ricordo ha di Rino Gaetano e dell’esperienza di A mano a mano?

"Rino era una persona molto cara. Ennio Melis, patron al tempo della nostra etichetta, ebbe l’idea del ‘Q Concert’, ovvero mettere assieme artisti Rca molto diversi fra loro come me, il New Perigeo, Rino Gaetano, e mandarli in tour. Così con Rino ci dicemmo: perché non ci scambiamo una canzone? Così lui cantò A mano a mano e io Aida. La mia versione di A mano a mano era un po’ alla francese, in 34, mentre lui la fece in 44. Fu un successo. E, ancora oggi, mi diverte pensare che alcuni credano sia sua".

Per definire la sua forma musical-teatrale ha creato l’acronimo "nop", nuova opera popolare.

"Un progetto come la Turandot, che mi preparo a presentare a Pechino, rappresenta un punto d’incontro tra l’opera tradizionale e quella popolare, così come è Notre Dame de Paris che, nella versione italiana, compie proprio vent’anni di repliche, un gran regalo che ci fa il pubblico. Sembra proprio non invecchi. Per questo abbiamo voluto festeggiare l’anniversario riunendo il cast originale".