Mercoledì 24 Aprile 2024

Fini-Meloni, riavvicinamento a sorpresa

Sofia

Ventura

Sorprende Gianfranco Fini che rassicura la stampa estera sull’affidabilità di Giorgia Meloni. E non tanto perché ormai diversi anni fa, quando Fini decise di sfidare Berlusconi, con Meloni si consumò la rottura. Dopo che, come spiegava Meloni stessa nella sua autobiografia, l’ex presidente della Camera l’aveva proposta a Berlusconi per i ruoli di vicepresidente della Camera e poi ministro. No, l’endorsement di Fini sorprende perché la destra che lui aveva sognato nell’ultima fase della sua carriera politica e alla quale si era approssimato in un lungo percorso, attraverso Fiuggi e soprattutto negli anni successivi, non è quella della presidente del Consiglio in pectore. Quel percorso lo aveva portato a fare proprio un sistema di valori estraneo alle sue origini politiche: europeista, liberale e basato sul rispetto dell’individuo, prima ancora che sull’esaltazione della famiglia, della comunità o dello Stato-Nazione. Non è così per Giorgia Meloni. L’imprinting delle origini ancora pesa. La sua è una destra molto tradizionalista sul piano sociale, protezionista su quello economico, nazionalista. Ha coltivato negli anni a noi vicini, a livello internazionale, amicizie dell’universo populista. Il suo presentarsi oggi “affidabile”, filoatlantica e ostile all’imperialismo russo, ragionevole in relazione alle regole dell’Unione europea o a quelle di bilancio (tutte posizioni recentissime), è fatto troppo improvviso e privo di ogni spiegazione che riveli una qualche maturazione per poter essere considerato acquisito per il futuro. E sulla sua visione di società non ha mai fatto un passo indietro. Sino a prova contraria, la sua destra non è quella che aveva immaginato Fini. Ma è quella che è arrivata al potere. Da qui, forse, il desiderio nell’ex leader di An di vedere comunque una continuità in questo “riscatto“. O, chissà, un gesto di avvicinamento dai contorni personali. Certo, un sostegno politicamente incomprensibile.