Finale Europei, troppi casi Covid in Gb. Ma la Uefa: nessun cambio

Il virologo Fabrizio Pregliasco: "In Italia ci sono dieci volte meno casi di Covid al giorno". C'è poi il problema della quarantena di 10 giorni imposta dall'Inghilterra

Una veduta dello stadio di Wembley (Ansa)

Una veduta dello stadio di Wembley (Ansa)

Roma, 21 giugno 2021 - Non c'è solo Draghi, a essere contrario a che la finale degli Europei si svolga a Londra. Anche il noto virologo Fabrizio Pregliasco interviene per spiegare che  "sicuramente non è una grande idea" giocare una partita così importante in un Paese,  la Gran Bretagna, dove si registrano oltre 10mila casi di Covid al giorno e dove continua a imperversare la temibile variante Delta. Insomma, meglio giocare in Italia Per ora le semifinali e la finale degli Europei sono in programma a Wembley il 6, 7 e 11 luglio. Secondo indiscrezioni l'Uefa potrebbe chiedere un trasloco in una città più sicura e si è parlato di Budapest, anche se Roma potrebbe essere un'alternativa. Ma intanto Londra tira dritto e anzi tratta con la Uefa per aumentare la capacità di Wembley in vista delle semifinali e della finale. In una nota la Uefa spiega: "La Uefa, la FA, la federcalcio inglese e le autorità inglesi stanno lavorando a stretto contatto con successo per organizzare le semifinali e la finale di Euro a Wembley e non ci sono piani per cambiare la sede di quelle partite". 

Le parole del premier

Nel bilaterale a Berlino con Angela Merke, Draghi ha detto chiaro e tondo: "Ho intenzione di adoperarmi perché la finale non si faccia in un Paese dove i contagi stanno crescendo rapidamente". La domanda presupponeva di spostare l'evento a Roma, ma ovviamente il premier su questo non si è sbilanciato.

No comment da Johnson

Downing Street non commenta le parole del presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, sull'opportunità di spostare da Londra la finale degli Europei di calcio a causa del rimbalzo di contagi Covid alimentato nel Regno Unito dalla variante Delta. A quanto apprende l'Ansa da fonti bene informate, tuttavia, il governo britannico intende far sapere di essere "completamente impegnato", in stretto contatto con l'Uefa, a far sì che le semifinali e la finale si possano svolgere a Wembley come previsto "in condizioni di sicurezza" sanitaria per tutti.

Il problema della quarantena

Il problema principale è la quarantena di 10 giorni che il governo britannico attualmente impone a chi arriva da altri Paesi e che metterebbe a rischio la presenza di 2.500 ospiti Vip (tra cui i preziosi sponsor) alla finalissima. Il governo di Boris Johnson dovrebbe concedere un'esenzione, ma questo ovviamente scatenerebbe le polemiche.  Più in generale c'è il problema della sicurezza per le migliaia di tifosi stranieri che partirebbero per Londra per assistere alla finale. 

Pregliasco: meglio in Italia

Il virologo dell'Università di Milano ha spiegato che giocare le partite finale degli europei in Gran Bretagna "sicuramente non è una grande idea". "La variante delta ha fatto incrementare i casi, la circolazione è virale, è più elevata, insomma è un rischio", ha osservato.  A suo avviso "forse sarebbe il caso addirittura di sconsigliare i tifosi di andare in Inghilterra a seguire le partite, tanto più che allo stadio, va da sé, i rischi crescono con migliaia di persone assiepate. E' stato un errore, si sarebbe dovuto rivedere il calendario: d'altra parte sono i primi Europei itineranti, non sarebbe stata una scelta drammatica come il rinvio o lo spostamento dell'intera manifestazione. In Italia ci sono dieci volte meno casi al giorno, forse si sarebbe potuta fissare qualche altra partita qui, o in altri Paesi a bassa circolazione". 

Ma Londra tira dritto

Intanto Londra tira dritto: secondo diversi media britannici, sono in corso trattative tra il governo di Londra e la Uefa per aumentare la capacità di Wembley per le semifinali e la finale di Euro 2020. Filtrano inoltre indicazioni sul fatto che il massimo organismo del calcio europeo non sia intenzionato a cambiare sede per gli atti conclusivi della manifestazione nonostante l'aumento dei casi Covid nel Paese.