Film, musica, giornali e libri: sul web i pirati siamo noi

Viviana

Ponchia

La licenza di Microsoft? Lascia stare, te la procuro io. Vuoi davvero pagare per vedere un film quando è banale scaricarlo gratis? E la musica, gli ebook, tutto un mondo coperto dal copyright: arraffa più che puoi senza pensarci due volte, tanto chi vuoi che venga a saperlo. Sono venuti a saperlo: sul web i pirati siamo noi.

Noi che ci preoccupiamo degli hacker, che compriamo gli antivirus. Persone perbene che al bar tornano indietro se il resto è eccessivo e maledicono i ladri. Moralmente inflessibili finché ci mettono la faccia, spudoratamente corsare nell’anonimato della rete. Time2play ha aperto un confessionale per censire l’esercito dei filibustieri e soprattutto capire perché lo fanno. Le risposte sono imbarazzanti, in particolare una: in fondo agli italiani piace rubare. Messa così è dura. Diciamo che ci piace approfittare dell’occasione. Chi non ha mai barato sul consumo del frigobar, tanto non è che diventano ricchi con la mia scatola di noccioline. Chi non si è portato a casa un asciugamano, un cuscino e un senso di colpa accettabile visti i prezzi.

Su Internet è peggio: facciamo a meno anche del senso di colpa. Almeno una volta un reato lo abbiamo commesso tutti, vuoi scivolando su servizi streaming non ufficiali, vuoi approfittando del Wi Fi del vicino. E qualcuno nemmeno ha capito di essere andato contro la legge nella veste di "pirata passivo", convinto che i cattivi veri siano solo i "pirati attivi". I primi non pagano, gli altri guadagnano.

Ma il paradiso possono scordarselo tutti quanti, le scuse non reggono. Quello che mi piace non si trova sulle piattaforme a pagamento. Non posso permettermelo. Il servizio è scadente e volatile, se scelgo un film è certo che lo hanno tolto ieri. C’è chi è confuso dalla quantità dell’offerta. E chi, schiettamente, "non voglio pagare se posso non farlo".

La filosofia di Crozza resiste e si aggiorna: non comprate cd pirata. Chiedeteli ai vostri amici e fatevene una copia.