Venerdì 19 Aprile 2024

Figliuolo incalza le Regioni E fissa la quota iniezioni

Sprint nelle somministrazioni, il commissario impone obiettivi settimanali. Caccia ai vaccini più tecnologici: Reithera verso la produzione del nuovo CureVac

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di Giovanni Rossi

Avanti per ’target’. Senza eccezioni. Il commissario all’emergenza Francesco Figliuolo intima alle Regioni di vaccinare i fragili e gli over 60 "in proporzione tale da garantirne la messa in sicurezza" prima di aprire la campagna agli under 60. Il generale fissa un obiettivo quotidiano e settimanale: in Italia 315.718 inoculazioni al giorno e 2milioni 210.026 per restare a questa settimana. La novità è che ora i ’target’ sono applicati meticolosamente anche alle Regioni: si va dalle 51mila dosi giornaliere della Lombardia alle 22mila dell’Emilia, dalle 9.500 delle Marche alle 4.800 dell’Umbria, dalle 25.243 del Veneto alle 20mila della Toscana. A fine settimana il dato deve tornare, al netto di eventuali scostamenti. Anche perché le consegne promettono bene. Entro sta sera arriveranno 1,5 milioni di dosi Pfizer-BionTech, 430 mila AstraZeneca. E si attendono disposizioni sulla sorte delle 184.000 dosi J&J già a Pratica di Mare. A oggi 11,2 milioni di italiani hanno ricevuto almeno una dose, il 18,6% della popolazione, tra cui il 55,7% degli over 70.

Altra novità è l’arricchimento del rapporto quotidiano sulle vaccinazioni nel segno di una crescente trasparenza: somministrata almeno la prima dose a oltre 1,7 milioni di soggetti fragili e rispettivi caregiver; nella fascia 70-79 anni oltre 1,7 milioni hanno ricevuto almeno una dose; 341.346 i vaccinati tra 60-69 anni; almeno una dose anche a 857.568 lavoratori non sanitari di strutture sanitarie e attività lavorative a rischio. È invece ancora da dipanare la voce ’altro’, pari a 296.429 dosi: il Veneto ad esempio vi inserisce tra gli altri farmacisti, veterinari e donatori di sangue. Chiarissima la volontà di Figliuolo di uniformare sempre di più la campagna. Nei limiti del possibile, ovviamente, perché alcune differenze appaiono stratificate. Da domani nel Lazio, che è più avanti di tutti, il siero sarà somministrato nelle carceri. E, sempre nel Lazio, gli under 60 sono ormai vicini alla prenotazione. Perché è il momento di correre, nonostante i rimpianti.

Secondo Silvio Garattini, presidente del ’Mario Negri’ di Milano, iniziando a vaccinare massicciamente a dicembre "avremmo evitato migliaia dei 55mila morti per Covid da gennaio ad oggi". Anche per questo le riaperture andranno gestite con cautela: "Se apriamo tutto insieme torneremo rapidamente nella situazione di prima", è la profezia che suggerisce prudenza.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi guarda avanti. Ha un filo diretto con il ceo di Moderna Stéphane Bancel. L’obiettivo è produrre in Italia. Al momento le difficoltà tecniche prevalgono, bisogna aspettare. "Siamo in contatto con diversi paesi del mondo, compresa l’Italia, per una possibile cooperazione futura", fa sapere Moderna. Altro punto critico è la spinta alle società italiane già impegnate sul fronte sperimentale. Il governo spinge per vaccini modello Pfizer-BionTechModerna basati su Rna messaggero. Anche il siero tedesco CureVac, ormai in dirittura d’arrivo, valorizza questa soluzione. La strada è tracciata. Prova ne sia la trattativa per far produrre CureVac a Reithera, la società finanziata dalla Regione Lazio, però già impegnata nella produzione di un siero a vettore virale. "La soluzione che arriva prima a disposizione dei cittadini per noi è la soluzione migliore", tira dritto Alessio D’Amato, assessore alla sanità del Lazio.

L’ipotesi di alleanze affascina Luigi Aurisicchio, direttore di Takis Biotech: "Più semplice se il punto di partenza sono i vaccini a Dna, più complesso per i vaccini basati su virus reso inoffensivo". Il problema sono i tempi: "Né facile né veloce riconvertire le tecnologie esistenti in Italia a vaccini con Rna messaggero. Servono almeno 10 mesi".