Lunedì 22 Aprile 2024

Figlia dell’eroe Sars morì d’overdose Il pusher condannato a 14 anni

Roma, Maddalena Urbani fu trovata senza vita dopo 15 ore d’agonia. La madre in lacrime: poteva essere salvata

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di Sara Ferreri

CASTELPLANIO (Ancona)

Maddalena Urbani, la figlia 21enne del medico eroe che scoprì la Sars nel 2003, avrebbe potuto essere salvata se solo chi era con lei avesse dato l’allarme nei tempi dovuti. Condannato a 14 anni ieri dalla Corte d’Assise di Roma, dopo quattro ore di camera di consiglio, l’uomo ritenuto il pusher della ragazza, originaria di Castelplanio (Ancona) come tutta la famiglia. Omicidio volontario con dolo eventuale per il siriano Abdulaziz Rajab, mentre è stata condannata a due anni Kaoula El Haouzi, per tutti Carola, l’amica italo-marocchina della 21enne deceduta. Urbani morì per un mix di metadone e farmaci il 27 marzo dello scorso anno a Roma in un appartamento sulla Cassia, a due giorni dal 18esimo anniversario della scomparsa del padre.

Al pronunciamento della sentenza Giuliana Chiorrini, mamma di Maddalena e moglie di Carlo Urbani, è scoppiata in lacrime. Un dolore insopportabile veder ‘certificato’ che la sua adorata figlia, per gli amici "Mali", avrebbe potuto salvarsi se solo la sua amica e il siriano avessero dato l’allarme senza attendere almeno 15 ore. "Ciò che interessava alla famiglia – commentano Giorgio Beni e Matteo Policastri, legali degli Urbani costituitasi parte civile nel processo – era sapere quello che è accaduto in quella casa. Il processo ha accertato che se soccorsa la ragazza si sarebbe salvare. Gli imputati hanno avuto 15 ore per allertare il 118 ma lo hanno fatto quando era già morta". Nei confronti del pusher 65uenne i giudici della Corte d’Assise hanno riconosciuto le attenuanti generiche disponendo una provvisionale di 170 mila euro complessive in favore della famiglia. Martedì scorso la Procura aveva sollecitato il tribunale chiedendo di condannare a 21 anni Rajab e a 14 anni El Haouzi. Al pusher i magistrati contestavano l’omicidio volontario con dolo eventuale. Per El Haouzi, l’amica che ha accompagnato la dolce Maddalena nel suo ultimo viaggio verso la morte da Perugia dove vivevano entrambe, a Roma, l’accusa era invece quella di concorso in omicidio (erano stati chiesti 14 anni), ma è stata derubricata omissione di soccorso.

Secondo una tossicologa e il medico legale ascoltati durante il processo la morte della ragazza per un mix di benzodiazepine e metadone si sarebbe potuta evitare se i soccorsi fossero stati allertati in tempo: Maddalena infatti si sarebbe sentita male alle 20 di sabato 27 marzo dello scorso, crollando a terra in casa, ma l’ambulanza sarebbe stata avvisata 17 ore dopo, alle 13 della domeinca. Prima il pusher ha allertato un suo amico di origini rumene che aveva tentato di rianimarla. All’arrivo dei soccorsi nell’appartamento in condizioni fatiscenti del pusher che in quel momento era agli arresti domiciliari per spaccio, Maddalena era già morta.