Martedì 16 Aprile 2024

Fidanzati uccisi, ergastolo all’amico "Ma le sentenze non colmano il vuoto"

In aula le lacrime della mamma di Eleonora e lo strazio del papà di Daniele: nessuno ce li ridarà indietro. L’ex coinquilino li ha massacrati in cucina, la confessione choc: "L’ho fatto perché erano troppo felici"

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di Nino Femiani

Un prologo della camera di consiglio senza precedenti. Se non si stesse parlando della mattanza di due giovani, trucidati con 79 coltellate, potremmo sorridere della faciloneria di un giudice popolare che, pensando di trasferire la "modalità social" anche ai processi, spiattella i suoi punti di vista a una televisione locale ("Chi ha sbagliato, paghi", la sua arringa). Defenestrato e cacciato su due piedi dal presidente della Corte d’Assise di Lecce, Pietro Baffa, poco prima di ritirarsi con il resto dei giurati in camera di consiglio. Dopo un anno e quattro mesi, il processo per la morte dell’arbitro leccese Daniele De Santis, 33 anni, e della sua fidanzata Eleonora Manta, 30, incassa una prima certezza giudiziaria: ergastolo per l’assassino, reo confesso, Antonio De Marco, studente ventitreenne di Scienze infermieristiche. Un esito scontato.

La pm di Lecce, Maria Consolata Moschettini, aveva chiesto "fine pena mai" con isolamento diurno per un anno, contestando le aggravanti della premeditazione e della crudeltà. Ma la giuria non commina la pena accessoria, pur facendo proprie le conclusioni dei due consulenti incaricati dai giudici, Andrea Balbi, psichiatra e psicoterapeuta, professore presso La Sapienza di Roma, e Massimo Marra, neurologo e criminologo clinico, in servizio presso l’ospedale di Casarano (Lecce). Entrambi hanno accertato la capacità di intendere e di volere di De Marco. In aula l’assassino è assente, non ci sono neppure i suoi genitori. Sono presenti, invece, i familiari delle vittime. Alcuni di loro si abbracciano, altri piangono, tutti cercando di evitare telecamere e di svicolare verso l’uscita. La mamma di Eleonora, Rosanna Carpentieri, dopo aver ascoltato la condanna, si copre il viso con le mani e singhiozza, poi viene accompagnata in una saletta dell’aula bunker. "Nessuna sentenza potrà mai colmare il vuoto che ha lasciato", dice il papà di Daniele, e sono le uniche parole che pronuncia. "Il commento è triste, la vicenda è tristissima. È stata fatta tra virgolette ‘giustizia’, anche se poi quella terrena non poteva concludersi diversamente. Ritengo che il verdetto della corte sia giusto", dice l’avvocato Mario Fazzini, legale di parte civile dei genitori di De Santis. "Non credo che si possa perdonare – aggiunge – non credo che ci sia perdono da parte di nessuno. Non c’è stato pentimento da parte del carnefice, figuriamoci adesso perdonarlo. Mi sembra esagerato chiedere questo. È un dolore che non ha termine. Ci aspettavamo questa condanna, non poteva essere diversamente per come sono andati i fatti".

La difesa, che aveva chiesto una nuova perizia psichiatrica (rigettata), accetta la sconfitta ed evidenzia che la corte non abbia ritenuto De Marco "non imputabile" a causa dei disturbi dello spettro autistico e psicotico, che avrebbero inciso sulla sua volontà di intendere e di volere quando ha compiuto l’omicidio. I due difensori, Andrea Starace e Giovanni Bellisario, aspettano il deposito delle motivazioni, entro 60 giorni, prima di proporre appello. "Non siamo mai stati in linea con le conclusioni dei periti della Corte i quali hanno escluso ogni vizio di mente e per questo avevamo chiesto la rinnovazione della perizia sulla capacità di intendere e volere di De Marco".

La coppia – lui amministratore di condominio e arbitro di calcio in serie C di 33 anni, lei dipendente Inps di 30 – fu massacrata tra il pianerottolo e le scale interne dell’appartamento di via Montello, dove i due convivevano. Poco prima lei stava mangiando un dolce e lui le scattava delle foto. De Marco, studente di Scienze infermieristiche di Casarano, che con le vittime aveva condiviso per un periodo di tempo l’appartamento, agì perché non tollerava la felicità manifestata dai due innamorati. L’imputato fu arrestato 7 giorni dopo e si scoprì che aveva a lungo pianificato l’omicidio. Un’ora dopo la mattanza si recò da una prostituta. Agli inquirenti si limitò a raccontare solo il suo "mal di vivere" dovuto alle continue delusioni amorose. Una rabbia che lo studente sfogò sulla giovane coppia la sera del 21 settembre del 2020. "Li ho uccisi perché erano troppo felici", fu la sua giustificazione.