Fiamme e fumo, una torcia di 18 piani Inferno nel grattacielo a Milano

Strage sfiorata: 20 intossicati, 70 famiglie salve. Pioggia di fuoco su case e auto. Nel palazzo vive il cantante Mahmood

Un’agente blocca il traffico diretto in via Antonini, zona dell'incendio

Un’agente blocca il traffico diretto in via Antonini, zona dell'incendio

Poteva essere una strage, come quella del rogo che divorò la Grenfell Tower a Londra, nel 2017, in cui ci furono 72 morti. Alla "Torre dei Moro", grattacielo di 18 piani al civico 32 di via Antonini, zona Vigentino, periferia sud di Milano, nel bilancio di fine giornata c’erano, invece, 70 famiglie salve. Tutte evacuate in tempo, solo una ventina di persone con qualche sintomo lieve di intossicazione e soccorse sul posto. È stato un forte odore di fumo che ha insospettito chi abitava agli ultimi piani del palazzo, alto sessanta metri, a far scattare l’allarme. Un odore aspro che ha iniziato a diffondersi alle 17.36 di ieri pomeriggio, da una fiammella accanto alla finestra del 15esimo piano, lato destro. Quattro minuti esatti e le fiamme si erano già propagate nell’intero piano bruciando il materiale di rivestimento del palazzo che si scioglieva "come burro", mentre i vetri delle finestre esplodevano come botti.

Fuga dal rogo di Milano: "Si è fuso come burro, abbiamo perso tutto"

Le prime telefonate disperate sono arrivate dagli stessi inquilini del piano e da chi nel pomeriggio era nei terrazzi dei piani sottostanti a quelli che hanno preso fuoco. Da chi ha sentito e ha visto, così è fuggito dalle scale avvertendo, fin che riusciva, i vicini. E le richieste di soccorso sono arrivate anche da chi aveva le finestre di fronte al palazzo e si è accorto della fiammella e di quella lunga scia nera che aveva macchiato tutto il quindicesimo piano, prima che le fiamme se lo divorassero. Al nono piano abita anche l’ex vincitore di Sanremo, Mahmood, che secondo alcuni testimoni sarebbe stati tra i primi a mettersi in salvo.

Un tam tam di allarme e il tempo della fuga, poi l’intero palazzo si è trasformato in una enorme torcia con fiamme visibili a diversi chilometri. Il rogo ha bruciato velocemente tutto il materiale di rivestimento, ha fatto crollare i vetri e ha ridotto a uno scheletro la struttura.

Il complesso è costituito anche da due piani interrati, nei quali si trovano autorimesse, posti auto, locali tecnici e cantine, un piano fuori terra utilizzato da alcune attività commerciali, una parte superiore in cui sono stati realizzati altri appartamenti disposti su due livelli e, infine, dall’edificio a torre, con le due vele asimmetriche. Diciassette mezzi tra ambulanze, automediche e anche l’elisoccorso, oltre alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco che, dopo aver fatto evacuare l’edificio, hanno provveduto a spegnere le fiamme esterne per poi dedicarsi a quelle interne.

L’emergenza è stata "raffreddare dall’esterno il perimetro e l’interno", spiegano i vigili, "la fatica maggiore quella di aprire uno a uno gli appartamenti, con le porte blindate accartocciate, in condizioni di lavoro difficilissime, con un fumo molto intenso, e alternare gli uomini, oltre cinquanta, con la bombola dell’ossigeno, per garantire loro l’autonomia in condizione di temperature elevatissime, sopportabili solo per un tempo limitato".

E c’è stata un’altra necessità a cui far fronte con urgenza, la caduta dei pannelli di rivestimento del palazzo che come una pioggia infuocata volava sull’asfalto circostante la struttura, sui tetti delle case vicine, e sulle auto parcheggiate tra le vie Antonini, Comisso e Bernardino Verro.

Lastroni di un metro per un metro incandescenti come fiammiferi che si staccavano da un ’inferno di cristallo’. Sull’incendio indaga la procura di Milano con i pm Pasquale Addesso e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che era sul posto. "Nessun elemento lascia supporre che possa trattarsi di un attentato", ha dichiarato il pm dell’Antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili.