Festini e violenze sessuali Il pm: "Otto anni a Genovese Era il degrado umano"

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di Mario Consani

Droga e sesso in un contesto "di aberrazioni condivise", di "devastazione e degrado umano". È un quadro senza luci quello tratteggiato dai pm milanesi nella requisitoria del processo con rito abbreviato ad Alberto Genovese, genio del web, “mister 200milioni di euro“, "ormai abituato ad avere tutto e a prendersi tutto ciò che voleva" e che avrebbe violentato per ore due ragazze mentre erano ridotte in uno stato di "incoscienza" sotto l’effetto di un mix di cocaina e ketamina. I pm hanno chiesto per lui, arrestato nel novembre 2020, una condanna a 8 anni di reclusione (con 80mila euro di multa). Il 45enne, ora ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi, è imputato per violenza sessuale aggravata, detenzione e cessione di stupefacenti e lesioni per gli abusi su una 18enne, al termine di una festa a ottobre 2020 nell’attico Terrazza Sentimento con vista sul Duomo, e su un’altra modella di 23 anni ospite di una residenza di lusso, Villa Lolita, a Ibiza, nel luglio precedente.

Il procuratore aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini, parlando per oltre 4 ore si sono divisi i capitoli della requisitoria: la prima un’introduzione generale, mentre Stagnaro ha affrontato i fatti specifici come la mancanza di consenso delle ragazze o i filmati delle telecamere a circuito chiuso, piazzate dallo stesso Genovese nella stanza da letto, che lo hanno ripreso mentre violentava la 18enne inerme. Filippini, poi, ha evidenziato la consapevolezza dell’imprenditore nel superare "quel limite" e ha contrastato la tesi difensiva di un vizio, almeno parziale, di mente per l’uso massiccio di cocaina, che l’ex fondatore di start up digitali iniziò ad assumere nel 2016.

"Non controllavo più la realtà e ho capito solo riguardando quei video che la ragazza aveva manifestato dissenso", aveva spiegato Genovese dicendosi pentito ("Mi spiace, voglio cambiare vita").