Festeggia la sconfitta con gli Usa, ucciso in Iran

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Festeggiare una sconfitta, per dare un altro schiaffo al regime degli ayatollah. Anche il calcio spacca in due l’Iran, dove la paura della repressione non ha fermato decine di manifestanti antigovernativi dallo scendere in piazza. Stavolta per fare festa dopo l’eliminazione dei "traditori" della nazionale iraniana dai Mondiali in Qatar, accusati di aver voltato le spalle alla causa dei manifestanti. La squadra è stata battuta 1-0 dagli Usa in un match carico di molti significati extra sportivi, facendo esplodere la festa tra i contrari al regime. Ma le celebrazioni sono durate poco. Ad Anzali, il 27enne Mehran Samak è stato ucciso con un colpo in testa mentre festeggiava suonando il clacson.

Da voce del popolo contro il regime, i calciatori del Team Melli – come viene chiamata la nazionale iraniana – si sono trasformati in simbolo della Repubblica islamica e nemici del movimento di protesta. Dopo aver tenuto le bocche chiuse durante l’inno alla prima partita del Mondiale – in apparente atto di solidarietà con i manifestanti – hanno cantato nelle altre due. Un tradimento della causa. Ma forse la squadra è stata costretta dalle autorità di Teheran a rigare dritto.