Feltri a Fedez: ho il cancro l vip e la malattia rivelata

Al rapper che ha condiviso il suo problema di salute il giornalista scrive: fregatene

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di Viviana Ponchia

La malattia che fino a qualche anno fa non si poteva dire. Portava con sé la colpa e la condanna. Era consentito alludere, ma a voce bassa. Dal confessionale al palcoscenico, il passo non è stato breve. Oggi chi ha superato la sfida ne parla e spesso ci scherza sopra. Chi è ancora dentro ne fa letteralmente una ragione di vita, come il ciclista Lance Armstrong, vittorioso sul tumore ai testicoli.

Poi è arrivato Fedez, che su Instagram ha informato i suoi 13,2 milioni di follower di avere problemi di salute. Preso per i capelli dall’editoriale di incoraggiamento di Vittorio Feltri su Libero, che segna il definitivo punto di non ritorno: "Fregatene, pensa che io ho il cancro".

Lo stile è quello solito: "Non sono capace di consolarti però ti segnalo che io del mio tumore me ne sbatto i coglioni". Segue cronaca scanzonata: un nodulo al petto ("A sinistra, la sinistra mi è sempre stata sulle palle"), l’operazione il primo marzo, la decisione di tacere. "Non ho sentito il bisogno di parlarne. Invece ora dico chiaramente a te e a tutti che ho il cancro, perché mai dovrei dichiararlo a bassa voce, in fondo la mia non è una malattia venerea. Finché starò al mondo litigherò con chiunque, perfino con lui", chiude il giornalista.

Oriana Fallaci la prese allo stesso modo: una cosa con cui fare a pugni. Arrivò a incolpare Saddam Hussein, convinta di avere covato la prima cellula impazzita in Kuwait nel fumo dei pozzi di petrolio incendiati. Lo chiamava "lui", l’alieno, l’animale, il bastardo. Volle vederlo: "Una cosa bianca, piccola e lunga". Non smise mai di insultarlo e fargli dispetto continuando a fumare una Larks dopo l’altra. Dopo il primo intervento il chirurgo le consigliò di non parlarne con nessuno. "Rimasi allibita. Che cosa va farneticando? Avere il cancro non è mica una colpa, non è mica una vergogna!". Fu costretta a tornare in trincea a 62 anni. La metafora, ancora una volta, per lei diventava la guerra.

Malattia come metafora era il libro del 1978 a cui Susan Sontag affidava il suo dramma personale (cancro al seno) e l’astio per una società che colpevolizza chi ne soffre. Nadia Toffa su Instagram lo chiamava cancro e basta, ma con l’hashtag che deviava in "vaffanculo". La giornalista Francesca Del Rosso, per tutti e per sempre Wondy, ha raccontato la sua storia di "crapa pelata" ammettendo l’evidenza: "Alle soglie del 2014 siamo ancora troppo imbarazzati di fronte alla parola cancro".

Emma Bonino gli ha fumato in faccia: "Come diceva il mio papà, io voglio morire malata, non voglio morire sana".

A Olivia Newton John basta non ricordare quanto manca: "Non voglio saperlo. Se ti dicono che ti restano sei mesi tu ci credi e, alla fine, non vivi un giorno in più". Lorella Cuccarini ha raccontato la storia della sua "tiroide perduta con il sorriso sulle labbra".

La cantante Anastacia ha posato nuda dopo una doppia mastectomia. Dire, non dire. Ognuno trova la sua strada: "Il cancro ti distrugge e ti ricostruisce – suggerisce Shannen Doherty, la Brenda di Beverly Hills 90210 – La paura c’è, eccome. E va raccontata proprio perché la ricostruzione sia possibile".