Venerdì 19 Aprile 2024

Aldrovandi, la Corte dei Conti si riserva sul risarcimento di 1,8 milioni di euro

Danno erariale a carico dei quattro agenti condannati per la morte del ragazzo. La cifra corrisponde a quella offerta alla famiglia dal Ministero dell’Interno

Federico Aldrovandi (Ansa)

Federico Aldrovandi (Ansa)

Ferrara, 28 gennaio 2015 - Si è svolto alla Corte dei Conti di Bologna il processo sul risarcimento da 1,8 milioni di euro per i danni allo stato a carico dei quattro agenti della polizia condannati per la morte di Federico Aldrovandi avvenuta a Ferrara la notte del 25 settembre 2005. Dopo il dibattimento dell’avvocato Marco Zincani, che assiste Paolo Forlani, Enzo Pontani e Luca Pollastri (Monica Segatto è difesa dall’avvocato Eugenio Pini), il giudice si è riservato di decidere.

I circa 2 milioni di euro a carico dei quattro agenti corrispondono, secondo la procura, al danno erariale che avrebbero provocato con la loro condotta; la cifra è la stessa che venne offerta dal ministero dell’Interno alla famiglia di Federico Aldrovandi a titolo di risarcimento. In attesa del giudizio, lo scorso luglio la Corte dei Conti ha disposto il sequestro dei beni immobili, del quinto dello stipendio e dei diritti reali immobiliari di proprietà.

Zincani, nel dibattimento, ha chiesto “per quale motivo il ministero abbia pagato questa cifra, senza mai essere parte del giudizio” di primo grado. Per l’avvocato gli agenti sono diventati il “capro espiatorio”. “C’è qualcosa che non funziona nell’addestramento degli agenti, come dimostrano tutte le persone che sono morte dopo essere state fermate e ammanettate a terra - ha spiegato il legale -. E’ una tecnica pericolosa, è evidente. E’ il ministero, più che richiamare tutti gli agenti per un nuovo addestramento, preferisce dare 260 mila euro alla famiglia”.

L’avvocato si riserva, al termine del giudizio, di presentare all’opinione pubblica un “documento ufficiale dello Stato del settembre 2014” e che quindi non è entrato a fare parte del materiale nel processo di primo grado. “E’ una nota riservata che renderò pubblica dopo il giudizio che attendiamo con serenità - ha aggiunto -. Dobbiamo rompere la logica del capro espiatorio per rendere migliore la società ed evitare altri morti”.