Giovedì 11 Aprile 2024

Federica Farinella: il mistero della modella scomparsa. "Ditemi come è morta mia figlia"

Sparita dal podere di famiglia nel 2001, le ossa scoperte da un cacciatore a ottobre a seicento metri in linea d'aria. Il padre: "Con l'associazione Penelope ho dedicato la mia vita agli scomparsi. Per noi il caso non è chiuso, continueremo a indagare". Ogni anno in Italia duecento persone svaniscono nel nulla

Federica Farinella

Federica Farinella

Asti, 23 gennaio 2021 - Il vecchio dondolo è sempre lì, quella è anche l’ultima immagine felice: è domenica 2 settembre 2001, una bella giornata di sole. Federica è seduta a leggere e a fumare, indossa pantaloncini azzurri a fiori e una maglietta grigia, ai piedi le infradito perché è appena tornata dalle vacanze al mare, in Sicilia, la sua terra, con la famiglia. In quel giardino Francesco Farinella, 83 anni, ha lasciato tutto com'era. Ha coltivato la segreta illusione di veder tornare a casa sua figlia, occhi verdi incantevoli "e un sorriso che non si può dimenticare", dice. Invece è tutto finito: il 29 dicembre un maresciallo dei carabinieri si è portato via anche l'ultima speranza. Le ossa ritrovate da un cacciatore il 2 ottobre nei boschi di Camerano Casasco (Asti) appena seicento metri in linea d'aria dal podere di famiglia a Chiusano, erano proprio le sue.  L'esame del Dna non ha lasciato dubbi. Ma come è morta? Si è suicidata? E' stata uccisa? Il corpo è sempre rimasto lì o è stato nascosto solo in un secondo momento tra i canneti di campagna? Per la procura il caso è chiuso. Ma il padre, che ha reagito al dolore con l'impegno pubblico - ha fondato l'associazione Penelope che si occupa proprio di scomparsi, oggi è presidente della costola piemontese -  non si arrende e cerca ancora risposte.

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Federica voleva sfondare in tv. Per inseguire quel sogno, aveva vissuto a Roma per cinque anni, aveva frequentato una scuola da modella e tanti personaggi famosi, insomma era entrata nel giro. Ma poi aveva mollato tutto, proprio mentre scoppiava l'inchiesta Vallettopoli - archiviata, alla fine - che aveva sconvolto quel mondo dorato. Era tornata in famiglia delusa, addosso i segni  di un profondo malessere. L'hanno cercata, alla fine i suoi resti erano vicini a casa. Una conclusione che ricorda altre storie incredibili di scomparsi. Elisa Claps, rimasta sepolta per 17 anni nella soffitta di una chiesa a Potenza, la stessa dov'era sparita. O Elena Ceste, il suo cadavere venne scoperto per caso, durante lavori di scavo, a un chilometro dalla villetta di famiglia. Signor Francesco, Federica era a seicento metri in linea d’aria da casa. Sembra incredibile. “Alla fine penso sia stato fatto quello che era possibile. All’epoca non c’erano leggi. Prima di tutto le forze dell'ordine non ricevevano neanche la denuncia, dovevano passare 62 ore. Oggi non è così, l’abbiamo ottenuto noi come associazione. La denuncia devono prenderla immediatamente, anzi addirittura per telefono. Invece vent’anni fa uno scomparso non era nessuno”.

Le cose sono cambiate anche grazie ad associazioni come la sua. “Il commissario straordinario per le persone scomparse c’è perché lo abbiamo chiesto e richiesto e voluto noi di Penelope. Lo stesso  la legge 203 del 2012, sul dovere civico della denuncia”.

Il caso di Federica è appena tornato a Chi l’ha visto. Un legale della vostra associazione ha chiarito: da capire come e quando è morta, se il corpo sia sempre stato lì o sia stato portato dopo. Che idea si è fatto della fine di sua figlia? Pensa a un suicidio o a un omicidio? “Stiamo indagando con l’associazione, periti  e avvocati non mi lasciano solo. Se è andata da sola o qualcuno l’ha portata, se i resti sono lì da vent’anni o sono stati portati dopo... Non lo so, è tutto da chiarire. Io la sera mi addormento con la sua immagine negli occhi”. Eravate in giardino, lei era sul dondolo. Qual è il ricordo più bello di sua figlia? “Il suo sorriso, come di compiacimento, quando le dicevo qualcosa di bello. Solo che Federica anche se aveva trent’anni era una credulona. Aveva infinità bontà e gentilezza. Non vedeva il male da nessuna parte”. Aveva motivi per suicidarsi? “Sicuramente era un po' depressa, si era ritirata dai corsi a Roma. Per lei quella era stata una grande delusione. Prendeva qualche medicina. Però alla fine lavorava, aveva trovato un posto in un call center”. Sognava la tv, frequentava personaggi famosi nel giro di Cinecittà. Poi è scoppiata l’inchiesta Vallettopoli, che finirà archiviata. Federica lascia tutto.  "Quando era a Roma la mettevo in guardia. Ma ho sempre lasciato fare ai figli la loro strada. Però quel mondo lì non faceva per lei. E alla fine lo aveva capito”. Potrebbe rimanere un mistero senza soluzione. “Sono realista, accetterò il responso.  Per la giustizia il caso è chiuso. Ma noi continuiamo a lavorarci, vedremo se riusciremo a capire qualcosa. Gli inquirenti ci hanno messo a disposizione  tutta la documentazione, sono pronti a collaborare”. Con l'associazione ha seguito decine di storie, c'è un elemento in comune? “I casi sono diversi. C'è chi viene fatto sparire. Chi se ne va  dopo un litigio. E’ capitato addirittura dopo un incidente stradale. Poi ci sono la depressione, le minacce. Tanti non si trovano più. Come il padre di un nostro collaboratore. E’ uscito dalla messa, ha detto vado a vedere se trovo due funghi: svanito nel nulla.  Così come la mamma di una signora che è nel direttivo. A casa hanno trovato addirittura la sigaretta che ancora fumava nel posacenere, il ferro da stiro  acceso. Di lei non si è saputo più niente”. L’impegno pubblico l’ha aiutata a superare il suo dolore? "Sicuramente. L'ho sempre detto,  ha alleggerito il mio peso". C’è differenza tra avere una tomba su cui piangere una persona cara e invece non sapere dove sia? “Devo ancora capire. E’ vero, prima dicevo, se sapessi dove portare un fiore... Però ora le speranze sono completamente morte. Ancora non so se sia meglio una cosa o l’altra. In passato mi dicevo, magari arriverà sicuramente una telefonata. Oggi  non lo posso più pensare". Quante sono le persone che scompaiono ogni anno? “Duemila, quelle che non si trovano alla fine un po’ meno del 10%”. Dal ‘74, quando si è cominciato a fare statistiche, sono sparite 60mila persone, come una città”. Qual è il risultato più importante ottenuto con l’associazione? “L’archivio del Dna dei familiari degli scomparsi. E' stato determinante, nel nostro caso. I resti di mia figlia sono stati scoperti il 2 ottobre, a me l’hanno comunicato il 29 dicembre. Quando eravamo più che sicuri, mi ha detto il maresciallo".