Mercoledì 24 Aprile 2024

Federica e Kim, le nostre nozze fusion

Appena sposati hanno aperto un ristorante con piatti italiani e coreani

Kim, coreano, e Federica, piemontese, nel giorno delle nozze

Kim, coreano, e Federica, piemontese, nel giorno delle nozze

Roma, 16 agosto 2019 - Le cucine dei ristoranti non sono luoghi romantici: c’è stress, concentrazione, magari competizione, ma tempo per innamorarsi proprio no. Eppure Federica Vaira, oggi 25 anni, ha sposato Kim il 10 dicembre del 2017, «collega» di brigata e oggi sono titolari del ristorante «Uri-Sapori condivisi» a Roddino, a 20 chilometri da Alba, la capitale delle Langhe. La loro storia d’amore racconta l’incontro tra culture molto diverse, lei piemontese lui coreano, ma soprattutto testimonia la determinazione professionale e sentimentale della giovane Federica. Basti dire che a 10 anni cucinava crêpes per tutta la famiglia e sognava di fare la cuoca ed è riuscita a chiedere a Kim di sposarla con messaggio su whatsapp. Ma partiamo dall’inizio. «Ci siamo conosciuti nel 2015 al ristorante di Massimo Camia, una stella Michelin, a Barolo: io, allora 19 anni, mi occupavo della partita dei secondi, lui era uno studente dell’Istituto Icif di Castiglione d’Asti che forma chef da tutto il mondo, ed era alla partita degli antipasti. Quando lo vedo la prima volta penso ma quanto è bello!». Lui niente, serissimo, parlava poco. 

«L’unica cosa che riesce a dirmi è che vuole fare un anno in Italia e poi tornare in Corea – aggiunge Federica – Quando mancavano 4 mesi alla partenza ho preso il coraggio, chiedendogli di uscire a bere una birra, tanto se non va, mi sono detta, chi lo vede più…». In quell’anno e mezzo di fidanzamento è poi successo di tutto: «Io ero una ‘langhetta’, come si dice qui, non avevo mai messo il naso fuori dalle mie colline. Dopo otto mesi che lui era tornato in Corea, che faccio? Prendo e vado in Corea da sola: 12 ore di volo, 8 di fuso orario. Kim era fuori dall’aeroporto, ad aspettarmi», racconta. Federica incontra i futuri suoceri, gentilissimi e la gente del paese, che fermava Kim per strada per sapere chi fosse quella turista mentre gli regalavano il pesce per farglielo assaggiare. Kim e Federica decidono di partire insieme per cercare fortuna, prima in America a Denver, poi in Spagna, ma senza riuscire a mettere radici, e alla fine Kim, nel 2017, rientra in Corea. 

«Tornata a casa anch’io, cerco in zona un locale con l’idea di aprirlo insieme, fino a quando trovo questo di Roddino, che richiede un grande investimento e a quel punto i miei genitori decidono di investirci tutti i loro risparmi». Siamo arrivati al mitico whatsapp: «Un giorno scrivo a Kim: se fai il visto lavorativo ci vuole un anno di tempo, se ci sposiamo vieni quando vuoi. Lascio a te la scelta, sentiti libero». Lui ha risposto subito «va bene». «In un mese abbiamo organizzato il matrimonio con 60 invitati e i suoceri collegati via Skype. 

Il 26 marzo dell’anno dopo abbiamo aperto Uri (che significa «noi», in coreano), dove si mangia cucina piemontese fatta bene e piatti fusion con qualche ispirazione orientale: Kim ai fornelli, io jolly, tra sala e cucina», aggiunge lei. E c’è spazio per altri sogni. «Voglio rimanere in questa dimensione elegante ma familiare... Poi mi piacerebbe avere un figlio che assomigliasse a Kim, che non si arrabbia mai, è saggio e cerca la perfezione in ogni cosa, anche se è molto cambiato da quando siamo insieme: va matto per il tartufo e il nostro vino!», ammette Federica, ridendo.