La Fedeli e gli alunni delle medie. "I genitori li riprendano da scuola"

Diktat del ministro: la legge va rispettata. Famiglie sulle barricate

Alcuni bambini all'uscita da scuola (Mdf)

Alcuni bambini all'uscita da scuola (Mdf)

Roma, 26 ottobre 2017 - A scuola accompagnati e ripresi da mamma, papà o comunque da un adulto fino ai 14 anni. Sono il Codice penale e quello civile a stabilirlo, con la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli che è tornata sull’argomento dopo la sentenza della Cassazione che ha condannato una scuola e il Miur per la morte di un ragazzino avvenuta quindici anni fa fuori dal perimetro scolastico. "Anche i genitori devono essere consapevoli che questa è la legge", ha spiegato la ministra, "va attuata". Almeno fino a quando non si modificherà la normativa. Da qui l’appello della ministra: 2Se si vuole innovare l’ordinamento su questo tema, occorre farlo in Parlamento, introducendo una norma di legge che, a certe condizioni, dia alle famiglie la possibilità di firmare liberatorie che sollevino da ogni responsabilità giuridica, anche penale, dirigenti e personale scolastico al termine dell’orario di lezione".

Intanto le scuole si stanno organizzando con soluzioni che evitino disagi alle famiglie, ma non aggirino i divieti: l’importante, spiegano al Miur, è che i ragazzi vengano consegnati ad un adulto, potrebbe essere anche un genitore per classe. La scuola sarà salva da eventuali risvolti legali, del resto il sistema della delega metterà al riparo da guai anche il genitore incaricato. Solo così i ragazzi potranno continuare a tornare a casa da soli. In molte scuole, a cominciare dalle elementari, a inizio anno viene presentato dai genitori un modulo che delega vari membri della famiglia o tate a riprendere a scuola i bambini, ma è possibile delegare anche i genitori degli altri compagni di scuola. Potrebbe essere questo l’escamotage con cui risolvere la questione con un unico atto, diverso dalla attuale liberatoria.

Un po' in tutta Italia i presidi hanno cominciato, a colpi di circolari, a invitare i genitori ad andare all’uscita da scuola o a mandare qualcuno. Dopo la sentenza della Cassazione, infatti, non basta più l’esonero di responsabilità firmato a inizio anno dal genitore sul ritorno a casa da solo del ragazzo, perché la liberatoria davanti a un giudice non tutela la scuola. Del resto, ha sottolineato la Fedeli, i presidi non possono fare altro che "attuare" le leggi dello Stato italiano e il ministero non farà alcuna circolare perché "non ha questa funzione né questa responsabilità", visto che si tratta di leggi a tutela "dell’incolumità dei minori". "I dirigenti scolastici – spiega Giorgio Rembado dell’Associazione nazionale presidi – devono far fronte a molestie burocratiche e sono costretti a cercare vie di fuga che però sono molto impervie e poco incisive. Una liberatoria non può cambiare il senso della norma del Codice ma se la sensibilità sul tema è cambiata va aperta una riflessione nel Paese. Insomma eventuali direttive del Ministero non servirebbero a nulla, se si vuole cambiare il Codice serve una legge".

"Attenzione – ha avvertito d’altro canto la ministra – a non fare diventare questo caso un elemento di non assunzione di responsabilità" da parte dei genitori, inoltre "si può far sperimentare autonomia ai ragazzi non soltanto nel rapporto casa-scuola, scuola-casa". La novità non è per nulla piaciuta alle famiglie. "La questione non dovrebbe essere risolta in modo centralistico, ma all’interno della realtà di ogni singola scuola e nel rapporto scuola-famiglia senza arrivare a situazioni limite – spiega Antonio Affinita direttore del Moige, il Movimento italiano genitori –. La scuola deve stare dalla parte delle famiglie, non le si possono appesantire né vanno fatte generalizzazioni. Ci sono città più o meno pericolose, ragazzi diversi, distanze diverse da raggiungere. Evitiamo di creare certe dinamiche che possono essere decise dal buonsenso".