Fatwa sulle nozze forzate "Sono contrarie all’Islam"

Altolà dall’Unione delle comunità islamiche: non si organizzano, è un peccato. Messaggio chiaro: "Chi sa di una violenza e non la denuncia diventa complice"

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di Rita Bartolomei

Yassine Lafram, 35 anni, dal 2018 presidente nazionale dell’Ucoii. Nato in Marocco, cittadino italiano dal 2016, bolognese d’adozione. Come Unione delle comunità islamiche d’Italia avete annunciato una fatwa contro le nozze combinate. Che cosa volete ottenere?

"La posizione religiosa dev’essere netta. Noi condanniamo assolutamente la pratica dei matrimoni forzati, senza se e senza ma. Quindi un genitore che si comporta così deve sapere che sta andando contro la propria religione. Non lo può fare con la coscienza pulita".

A chi vi rivolgete?

"Abbiamo preso questa decisione perché in alcune comunità etniche provenienti da certe zone rurali di alcuni paesi, si confonde ancora oggi la cultura con la religione. E questa è una convinzione assolutamente sbagliata. Dettata dall’ignoranza".

Siamo tutti sotto choc per la sparizione di Saman, pachistana 18enne di Novellara. Nella ricostruzione dei pm, uccisa perché si è ribellata ai progetti del padre.

"Noi speriamo ancora. Sì, anche il Pakistan ha questo problema. Ma sono episodi, non si tratta di una pratica diffusa".

Poi c’è il sommerso. Intanto la fatwa rievoca subito la condanna a morte di Salman Rushdie emessa da Khomeini.

"Facciamo tabula rasa. Basta aprire un dizionario arabo. La parola significa: parere giuridico-religioso su una certa questione. Anche se il mondo occidentale l’ha conosciuta per la vicenda dello scrittore. Evento molto mediatico".

Quali conseguenze per un musulmano disobbediente?

"La fatwa ti dice se stai commettendo un peccato o no. Uno potrebbe obiettare, nel Corano non c’è scritto che sono vietati i matrimoni forzati. Qui intervengono i sapienti e correggono: guardando il Corano e la Sunna, cioè la tradizione profetica, la posizione è che i matrimoni combinati sono assolutamente contrari alla nostra fede".

Ma se è vero che Saman veniva segregata in casa dal padre, che nemmeno frequentava la moschea, perché un genitore così dovrebbe essere turbato da una fatwa? I precetti religiosi sono salvi. Ma le donne?

"La questione non riguarda un episodio. Noi dobbiamo colpire il retropensiero di chi vive nell’ignoranza. Senza lasciargli una giustificazione".

Come diffonderete il testo?

"Attraverso circolari e riunioni, da domani (oggi, ndr). Condanneremo anche l’infibulazione femminile. Usanza altrettanto tribale".

C’è un problema di omertà.

"Chi sa di una violenza e non denuncia è complice dal punto di vista religioso. Noi dobbiamo dire questo ai nostri".

La sinistra su Saman ha taciuto. Schiava del politicamente corretto, per il sociologo Ricolfi. L’avete scavalcata?

"Io faccio il mio. Rispondo per le comunità islamiche. Aggiungo: a Novellara la politica c’era. Regione, Comune, partiti hanno partecipato al sit-in. E poi attenzione, dall’altra parte c’è un problema di speculazione becera".

In questo caso conta la distinzione tra sciiti e sunniti?

"Noi parliamo a tutti. Sciiti e sunniti su una posizione così sono assolutamente concordi".