Fatima e quel tragico volo "La lanciavo per gioco"

La bimba di 3 anni è sfuggita alla presa del patrigno. "Ho nella testa quel tonfo". Mohssine Azhar, in cella, è accusato di omicidio volontario con dolo eventuale

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"Giocavo con Fatima sul balcone di casa. La lanciavo in aria e poi la riprendevo, con Lucia, la mamma, che ci guardava da sotto. Non so come sia potuto accadere". A raccontarlo al gip di Torino Agostino Pasquariello durante l’interrogatorio di garanzia è Mohssine Azhar, il 32enne fermato per la morte della bambina di 3 anni precipitata da un palazzo del centro di Torino e deceduta in ospedale per le gravi lesioni riportate. L’uomo di fronte al giudice ha anche ammesso di avere bevuto qualche bicchiere e di aver assunto hashish la sera di giovedì, ma ha ribadito di "non avere perso lucidità" se non quando si è reso conto che la bimba era caduta giù nel cortile interno del palazzo facendo un volo di 12 metri. Il giovane ha ammesso le proprie responsabilità, ribadendo però come si sia trattato solo di una tragica fatalità, senza alcuna volontà di arrecare la morte della piccola, nata da una precedente relazione della compagna.

A confermare lo stato di postrazione del marocchino – che proprio giovedì mattina era stato condannato a 8 mesi per detenzione di droga – il suo avvocato: "Azhar non si dà pace" dice il suo legale Alessandro Sena, che ha incontrato il suo assistito nel carcere delle Vallette. "Adesso che è solo sta metabolizzando la tragedia ed è sconvolto. Non dimentichiamoci che ha saputo della morte della bimba, a cui voleva bene come a una figlia, pochi minuti prima di essere interrogato in procura venerdì mattina". L’uomo è accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, ma la procura non ha ancora formulato l’imputazione per l’udienza di convalida del fermo che dovrebbe tenersi domani.

Anche ieri sono continuate le visite e la deposizione di mazzi di fiori all’ingresso del palazzo. "Abbiamo sentito e letto quanto accaduto e siamo rimasti molto colpiti", dice una coppia di ambulanti arrivati dal vicino mercato di Porta Palazzo per portare l’omaggio floreale. La mamma di Fatima, Lucia, non risponde al citofono. "Non c’è, non è in casa, da quella maledetta sera non l’abbiamo più vista. Deve essere andata da qualche parente, o forse da amici", dice frettolosamente un vicino della donna, un’italiana di 41 anni e che ha un altro figlio più grande. I condomini chiedono "di essere lasciati in pace". "È una brutta storia, ma noi non sappiamo nulla e non c’entriamo nulla". Le persone in fila all’ingresso della vicina panetteria non possono fare a meno di rivolgere un pensiero alla bambina, guardando i fiori bianchi che si accumulano davanti al portone, qualcuno asciugandosi le lacrime sotto la mascherina.

red. int.