di Francesco Ghidetti "Un nuovo 1948? Non è così diverso, in effetti. Di sicuro, come allora, gli elettori dovranno compiere una scelta molto netta: o di qua o di là". Piero Fassino, classe 1949, colonna del Pd, una biografia infinita al servizio della politica e della sinistra, ragiona sugli scenari elettorali che si stanno delineando in questa frenetica estate. Fassino, siamo a una nuova, durissima, contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra... "Sì, mi pare più che evidente. Anche perché il centrodestra si è ormai trasformato in una destra tout court. I riferimenti di Salvini e Meloni sono Le Pen, Orban e Vox in Spagna. Da oggi al 25 settembre la scelta non sarà tra due cartelli elettorali, bensì due concezioni opposte della politica e del futuro del nostro Paese. Di qui chi vuole stare in Europa, di là chi ne vuole uscire. Di qui chi vuole una società aperta e giusta, di là chi vuole predica muri e discriminazioni". E magari farete un bel listone con Calenda senza Renzi o con Renzi senza Calenda... (sorride) "Per vincere non basta una somma di sigle. Sono le idee che contano e le alleanze si costruiscono sulle idee". Dal ’campo largo’ coi Cinquestelle al ’campo Draghi’ con liste civiche e il tanto decantato centro? "Letta è stato chiaro: dopo quel che è successo il Pd non potrà allearsi col M5s. I pentastellati hanno commesso un errore imperdonabile, radicalizzando la loro azione che poi è risultata utile solo alle destre. Certo, ci sono realtà locali dove governiamo insieme e lì andrà trovato un modus vivendi. Ma a livello nazionale i nostri interlocutori sono le forze progressiste con cui abbiamo condiviso il sostegno al governo Draghi e con cui adesso vogliamo definire un progetto per l’Italia". I centristi? Le liste civiche? "Il “centro” come luogo neutrale non esiste. Anche le forze centriste sono chiamate a scegliere ...
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