Giovedì 25 Aprile 2024

Fassino: come nel 1948 "Due poli, il centro scelga"

"Da una parte gli europeisti, dall’altra gli amici di Orban e Le Pen: neutrali non si può"

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di Francesco Ghidetti

"Un nuovo 1948? Non è così diverso, in effetti. Di sicuro, come allora, gli elettori dovranno compiere una scelta molto netta: o di qua o di là".

Piero Fassino, classe 1949, colonna del Pd, una biografia infinita al servizio della politica e della sinistra, ragiona sugli scenari elettorali che si stanno delineando in questa frenetica estate.

Fassino, siamo a una nuova, durissima, contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra...

"Sì, mi pare più che evidente. Anche perché il centrodestra si è ormai trasformato in una destra tout court. I riferimenti di Salvini e Meloni sono Le Pen, Orban e Vox in Spagna. Da oggi al 25 settembre la scelta non sarà tra due cartelli elettorali, bensì due concezioni opposte della politica e del futuro del nostro Paese. Di qui chi vuole stare in Europa, di là chi ne vuole uscire. Di qui chi vuole una società aperta e giusta, di là chi vuole predica muri e discriminazioni".

E magari farete un bel listone con Calenda senza Renzi o con Renzi senza Calenda...

(sorride) "Per vincere non basta una somma di sigle. Sono le idee che contano e le alleanze si costruiscono sulle idee".

Dal ’campo largo’ coi Cinquestelle al ’campo Draghi’ con liste civiche e il tanto decantato centro?

"Letta è stato chiaro: dopo quel che è successo il Pd non potrà allearsi col M5s. I pentastellati hanno commesso un errore imperdonabile, radicalizzando la loro azione che poi è risultata utile solo alle destre. Certo, ci sono realtà locali dove governiamo insieme e lì andrà trovato un modus vivendi. Ma a livello nazionale i nostri interlocutori sono le forze progressiste con cui abbiamo condiviso il sostegno al governo Draghi e con cui adesso vogliamo definire un progetto per l’Italia".

I centristi? Le liste civiche?

"Il “centro” come luogo neutrale non esiste. Anche le forze centriste sono chiamate a scegliere con chi stare e per quali politiche. Carlo Calenda è un europeista e riformista. Con lui dobbiamo discutere del che fare".

Anche con Renzi e Di Maio.

"Renzi e Di Maio hanno sostenuto Draghi fino alla fine. Il ministro degli Esteri esprime quella parte del M5s che dall’antagonismo è passato a una cultura di governo. Italia Viva ha condiviso gran parte delle scelte di governo. Cosi come LeU".

Il capitolo delle liste civiche...

"Le elezioni amministrative di qualche settimana fa hanno fatto emergere energie civiche (vedi Verona) che, non riconoscendosi appieno nei partiti, si sono messe in gioco raccogliendo consensi significativi. Anche loro sono interlocutori di un programma di riscatto e rinascita".

E i fuoriusciti da Forza Italia?

"Se Brunetta, Gelmini, Carfagna lasciano la casa in cui hanno abitato per anni, abbiamo il dovere quantomeno di ascoltare le ragioni del loro disagio. Sentimento che si è manifestato anche nei ballottaggi amministrativi dove molti elettori moderati si sono astenuti perché non si riconoscono nella leadership della Meloni...".

Campagna elettorale sotto l’ombrellone...

"Il tempo stringe, Mattarella ha fatto bene a indire le elezioni così presto. Non possiamo permetterci mesi di vuoto di governo con una guerra alle porte, crisi energetica, alta inflazione e minore crescita e un Pnrr da realizzare entro tempi certi".

Mario Draghi che cosa farà?

"Deciderà lui. Però ho ben scolpite in mente le parole di un commissario europeo non italiano: “Da quando c’era Draghi, ogni proposta dell’Italia era accolta sempre con favore”. Chi ha voluto la caduta di Draghi ha compromesso quella credibilità".