Fascismo e guerra lasciarono l’Italia in ginocchio

Roberto

Giardina

Si sente ancora dire che Mussolini fece anche qualcosa di buono. Di solito lo ripetono quanti sono nati dopo la guerra. E spesso si aggiunge: quando c’era lui, almeno i treni giungevano in orario. Pochi osano dire in Germania che Hitler costruì le autostrade, e così diede lavoro ai disoccupati. Ma a Berlino è almeno rischioso: una presentatrice tv che elogiò le Autobahnen naziste, venne licenziata in tronco.

A parte che non è vero, per i treni del Duce e per le autostrade in cemento del Führer, il bilancio va fatto alla fine. Il fascismo e il nazismo lasciarono Germania e Italia in rovina, ferrovie e strade bombardate, città e fabbriche in macerie.

Il 25 aprile vinse la democrazia, conquistammo la libertà, ma ci dovremmo chiedere anche quanto costò all’Italia il ventennio fascista. Impossibile, e inutile, fare il conto dei danni di guerra. La ricostruzione durò quasi vent’anni. Contare le vittime non basta per capire le dimensioni del lutto, nazionale, e di ogni famiglia: 194mila militari caduti, e 37mila partigiani, 27mila dispersi, 25mila civili uccisi dai bombardamenti, 600mila i deportati in Germania. Non sono cifre esatte, come dimostra anche il grafico sopra.

Ma ha un prezzo incalcolabile la macchia sulla nostra storia delle leggi razziali, che non si potrà mai cancellare. Il fascismo ha diviso il paese, e la cicatrice è ancora visibile, resterà per sempre.

Tra pochi anni non ci sarà più nessuno in vita che possa ricordare quel tempo. La colpa non si eredita, non siamo colpevoli se i nostri padri o nonni scelsero la parte sbagliata, ma per noi tutti rimane il dovere di ricordare.