Farmaco per animali contro il Covid. Ultima (folle) terapia dei negazionisti

Raffica di avvelenamenti da Ivermectina, un antiparassitario. Sul web dilagano i gruppi di cure alternative

Un paziente nella Terapia intensiva del reparto alto contenimento dello Spallanzani

Un paziente nella Terapia intensiva del reparto alto contenimento dello Spallanzani

"Non siete cavalli. Non siete mucche. Seriamente, a tutti. Smettetela". Non ha usato mezzi termini la Food and Drug Administration – l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici – per contrastare la diffusione dell’ennesima pericolosa bufala su presunte cure miracolose contro il Covid. La nuova 'panacea' si chiama ivermectina e il suo utilizzo per combattere il virus si è rapidamente diffuso come 'cura domiciliare precoce' soprattutto in ambienti no vax contrari al vaccino ma pronti ad assumere farmaci in modalità off label.

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Negli Stati Uniti i Centers for disease control and prevention (Cdc) hanno segnalato come i casi di avvelenamento da ivermectina – il cui utilizzo nel solo mese di agosto è aumentato di 28 volte – si siano quintuplicati rispetto al periodo pre-pandemico. Questo perché il farmaco – un antielmintico usato per uccidere i vermi parassiti intestinali – è di facile reperimento soprattutto tra gli allevatori dato che viene somministrato abitualmente agli animali. A promuoverne l’uso come terapia anti Covid è stato uno studio dello Sheba Medical Center di Tel Hashomer di Israele condotto dal professor Eli Schwartz apparso sul sito di condivisione della ricerca sanitaria MedRxiv e ancora in attesa di revisione paritaria da parte della comunità scientifica. A oggi non sostenuta da nessuno studio scientifico ufficiale, la terapia con l’ivermectina può comportare gravi rischi per la salute. "Gli effetti clinici dell’overdose da ivermectina – hanno spiegato i Cdc – includono sintomi gastrointestinali come nausea, vomito, diarrea. Le overdose sono associate con ipotensione ed effetti neurologici come una diminuita coscienza, confusione, allucinazioni, convulsioni, coma e morte".

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Eppure l’utilizzo di tale farmaco si sta diffondendo anche in Italia ed è stato inserito nel protocollo somministrato da medici volontari ai pazienti che, ai primi sintomi del Covid, si rivolgono ai gruppi di terapie alternative domiciliari presenti sui social. Ma c’è di più – sebbene tale protocollo non sia stato approvato dal ministero della Salute – in Sardegna i medici di base hanno ricevuto una mail firmata dal responsabile della Centrale operativa per il coordinamento delle attività sanitarie e sociosanitarie territoriali contenente le nuove indicazioni per attivare le procedure per le terapie domiciliari per i positivi al coronavirus, approvate dall’Assessorato della Sanità della Regione Sardegna. Indicazioni che – avvertono gli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri delle province di Cagliari e Oristano – non corrispondono alle linee guida del ministero e che, tra i farmaci previsti, annoverano anche l’ivermectina.

A far luce sulla questione sarà la commissione Sanità del Consiglio regionale che ha manifestato l’intenzione di sentire in audizione l’assessore regionale Mario Nieddu. Tra i farmaci contenuti nel protocollo 'alternativo' e somministrati da medici, o presunti tali, via social figurano anche la clorochina e l’idrossiclorochina, principio attivo del Plaquenil, farmaco anti malarico utilizzato nel trattamento dell’artrite reumatoide e del lupus eritematoso sistemico il cui uso contro il Covid è stato sconsigliato dall’Aifa e dal ministero per la sua "inefficacia" e "un aumento degli eventi avversi".

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