Fanpage e i legami del Barone nero Ora spuntano frange della Lega

Si allarga l’inchiesta giornalistica su Jonghi Lavarini e l’estrema destra. Il presunto ruolo di Borghezio. Intanto la Meloni contrattacca: "Dentro Fratelli d’Italia non c’è spazio per nostalgie fasciste"

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di Elena G. Polidori

Giorgia Meloni cerca di uscire dall’angolo dove l’inchiesta di Fanpage, rilanciata da Piazzapulita la scorsa settimana, l’ha relegata. Ieri, anziché replicare nello stesso studio tv di La 7, dove era stata invitata dal conduttore, Corrado Formigli, ha deciso di replicare alla prima tranche dell’inchiesta dagli studi di Rete 4: "Aspetto fiduciosa che mi si consegnino queste 100 ore di girato o aspetto che la magistratura faccia il suo corso, perché c’è anche un’indagine aperta su questa materia, e spero che alla fine saprò la verità. Ci vorrà tempo, purtroppo. Chiedo la verità per poter agire di conseguenza, ma non capisco perché questa cosa sia stata fatta con questi modi e questi tempi. Quello che so dai diretti interessati è che le cose non sono proprio andate come sembra".

Ieri sera però è andata in onda la seconda puntata dell’inchiesta sulla "lobby nera", concentrata sui legami del gruppo del cosiddetto Barone nero, Jonghi Lavarini, stavolta con alcuni autorevoli esponenti della Lega e delle istituzioni. Rapporti che il Barone ha cercato di concretizzare chiedendo al giornalista infiltrato una valigetta di denaro contante per finanziare la campagna elettorale dei suoi referenti politici. E poi, nell’inchiesta si vede l’entrata in scena di altri europarlamentari, ma in particolare di uno di peso nel Carroccio, ovvero Angelo Ciocca, il più votato dopo Salvini alle Europee, con cui Lavarini forma un gruppo chiamato da loro stessi "Lega della terza posizione" (con riferimento al partito neofascista Terza Posizione) e che il Barone, nel girato, saluta spesso come ‘camerata’. Altro uomo chiave sarebbe Max Bastoni, consigliere regionale della Lega, animatore di un’associazione culturale, chiamata Lealtà e Azione, che punta a raccogliere per il Carroccio i voti di estrema destra. Dietro tutto questo ‘teatro’, la lunga mano di Mario Borghezio, ex parlamentare leghista, secondo i giornalisti che hanno costruito l’inchiesta deciso ad approfittare dell’attuale debolezza politica di Salvini inserendo nel partito uomini con simpatie di estrema destra. Il servizio ha provocato l’immediata reazione della Lega, con Ciocca che ha replicato: "Domani (oggi, ndr) andrò in Procura per denunciare Lavarini; le mie frasi sono state strumentalizzate".

Probabili altri strascichi politici dell’inchiesta, con la Meloni che, nel frattempo, continua a cercare di ottenere il girato. "Io voglio sapere la verità – ha sottolineato – visto che sono segretario di un partito e non faccio sconti a nessuno, nemmeno alle persone a cui voglio bene e conosco da tanti anni, perciò voglio la verità". E sugli atteggiamenti nostalgici degli esponenti milanesi del partito, emersi nei video dell’inchiesta, la Meloni è stata netta: "In Fd’I non c’è spazio per atteggiamenti che siano contrari alle scelte che abbiamo fatto; come ho detto 100 volte, non c’è spazio per atteggiamenti nostalgici del fascismo".