di Alessandro Farruggia L’intera regione di Kiev è stata liberata, annuncia il ministero della Difesa ucraino. Una grande vittoria. Ma a che prezzo. La ritirata russa ha lasciato cittadine distrutte e una scia di crimini di guerra contro i civili. Non solo per le bombe e i missili che per settimane sono state deliberatamente lanciate contro le loro case, ma anche per esecuzioni sommarie. Il peggio sarebbe accaduto a Bucha, una trentina di chilometri dalla capitale, prima linea per giorni. In fosse comuni, dice il sindaco Anatoli Fedoruk, sono sepolti almeno trecento civili. E molti sono stati freddati per strada. Vuoi mentre rientravano a casa, a piedi, in auto o in bicicletta, vuoi fermati alcuni dei quali legati, bendati. In tanti uccisi con un colpo alla nuca: vere esecuzioni sommarie. Un fotografo dell’Afp ha testimoniato questo orrore. "Le venti persone trovate morte in abiti civili in una via residenziale di Bucha sono state tutte uccise con un colpo d’arma da fuoco alla nuca", ha detto a France Presse il sindaco della cittadina. "Le vittime – ha spiegato – sono sia uomini che donne, e tra esse ci sarebbe anche un ragazzo di 14 anni. Almeno una di loro aveva le mani legate dietro la schiena. Molti dei corpi avevano bende bianche per mostrare che erano disarmati. Ma li hanno ammazzati lo stesso" ha accusato Fedorouk. Il sindaco ha poi aggiunto che a Bucha "ci sono ancora per le strade automobili con intere famiglie morte: bambini, donne, anziane, uomini. Questa è l’eredità dell’occupazione russa". Devastazioni estese si registrano anche nella vicina Irpin, anche se non si sono visti casi di civili uccisi deliberatamente per strada. Gli ucraini ieri hanno rilanciato la possibilità che i russi possano attivare le loro forze di terra nella Transnistria, l’autoproclamata repubblica russofona della Moldavia, che nel 2014 chiese anche ...
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