Martedì 16 Aprile 2024

Famiglia sterminata, Nicolò riapre gli occhi

Il 23enne è l’unico scampato alla furia del padre. Comunica con un dito, ma non sa ancora che la madre e la sorella sono morte

Migration

Il geometra Alessandro Maja, 57 anni, resta piantonato in ospedale.

di Christian Sormani

SAMARATE (Varese)

Un paio di gesti dopo alcune domande. Un cenno con le dita. Timidi segnali di risveglio per Nicolò Maja, l’unico sopravvissuto della strage familiare di Samarate, nella villetta di via Torino. Una mattanza compiuta nella notte fra il 3 ed il 4 maggio scorsi dal padre Alessandro Maja. Il 23enne, secondo l’avvocato di famiglia, sta rispondendo a gesti alle domande che gli vengono poste dai medici, ma rimangono diversi interrogativi sulla salute del giovane e sulla condizione neurologica del paziente, come ammette il legale Stefano Bettinelli.

"Nicolò è decisamente migliorato e sembra davvero riesca a rispondere, anche se a gesti, alle domande. Per tutti è una notizia bellissima, seppure la prognosi non sia stata ancora sciolta e il percorso sarà molto, molto lungo". Il quadro clinico del giovane, che non sa della morte della sorella e della madre, rimane comunque preoccupante e non potrebbe essere diversamente, in quanto il ragazzo, figlio maggiore della coppia, è stato colpito dal padre mentre dormiva con cacciavite e martello alla testa. Diversi colpi, tanto che Alessandro Maja, pensando di averlo ucciso, ha poi proseguito con la mattanza. Martello e cacciavite appunto sono le armi improprie che l’imprenditore, reo confesso, ha utilizzato per sterminare tutti: la moglie Stefania, di un anno più giovane, la piccola Giulia di 16 anni e appunto il figlio più grande Nicolò, scampato alla morte per un soffio.

Nel frattempo Alessandro Maja proprio ieri è tornato in carcere: è stato trasferito dal reparto psichiatrico carcerario del San Paolo di Milano al carcere di Monza. Lo ha confermato il suo avvocato, Enrico Milani, che ieri mattina è andato a trovarlo insieme alla collega Sabrina Lamera, per comunicargli che il figlio è uscito dal coma. "Ha reagito con una parvenza di sorriso, ma è come se vivesse in un mondo tutto suo", ha detto l’avvocato. "Ci ha detto che sta assumendo circa 15 pastiglie al giorno, che credo siano necessarie per tenerlo sedato, per questo non credo che traspaiano molte emozioni" ha aggiunto. Maja, che inizialmente era stato dichiarato incompatibile con il carcere per le sue condizioni psichiatriche, è quindi rientrato nel penitenziario monzese, sulla base della decisione dei medici. "Non so cosa abbiano concluso i dottori, noi non sappiamo nulla – ha aggiunto Milani –. Di certo serve una perizia psichiatrica che certifichi se Maja fosse o meno capace di intendere e volere quando ha agito". Maja dopo la mattanza aveva rivolto contro di sé il martello e un coltello da cucina nel tentativo di farla finita, procurandosi diversi tagli che non hanno però causato traumi rilevanti. Forse una messa in scena, forse un momento di lucidità improvviso unito a un minimo di spirito di autoconservazione.

Resta intanto un rebus il movente della strage che secondo le sconnesse spiegazioni del protagonista sarebbe da trovare nei soldi. Ma anche in questo caso non ci sono riscontri. La sua società con sede a Milano, sul Naviglio Pavese, non aveva problemi o debiti nonostante gli anni difficili del Covid e il lavoro che era rallentato. L’uomo, che tutti chiamavano architetto ma che in realtà era solo un geometra, si occupava di ristrutturare bar e ristoranti. Nelle poche frasi pronunciate dopo l’arresto aveva sempre parlato di drammatici problemi economici proprio a causa dell’atteggiamento poco responsabile di moglie e figli che, secondo lui, erano colpevoli di avere un tenore di vita troppo alto rispetto alle disponibilità finanziarie della famiglia. Si indaga anche su denaro che l’uomo avrebbe potuto utilizzare per un affare definito rischioso, ma del quale non è spuntata traccia alcuna.

Tutte ipotesi quindi che aprono a più scenari, ma che al momento non fanno chiarezza su una strage in cui è stato individuato il colpevole, ma non il movente. E finché Alessandro Maja non sarà lucido sarà probabilmente impossibile fare chiarezza.