Famiglia distrutta Tennista disabile, una vita in salita

Andrea, campione paralimpico malato di sclerosi. Pochi giorni fa la festa dei 14 anni della figlia Nicole

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Una famiglia distrutta tra le lamiere in A14. Andrea Silvestrone stava andando da Montesilvano, dove risiedeva, nella sua Ravenna per il weekend. Un viaggio che non si è mai concluso. Con lui in auto c’erano i suoi tre figli e il barboncino di famiglia. Solo un bimbo si è salvato. Andrea si definiva "tennista paralimpico, avvocato, pianista, figlio, marito, papà di tre piccole meraviglie, vulcanico, imprevedibile e in guerra contro la sclerosi multipla". Aveva scoperto la malattia quando aveva 33 anni e da allora l’ha affrontata a muso duro, mettendo in campo tutta la voglia di continuare a vivere, la forza, il coraggio che tirava fuori dai risultati sportivi ottenuti giorno dopo giorno. Era stato campione italiano di tennis di doppio in carrozzina, con partecipazioni a confronti internazionali, dalla Francia alla Turchia, all’Ungheria. Figurava nel ranking nazionale dei tennisti paralimpici, una conquista che gli aveva dato grandi motivazioni. "Forza papà" il cartello che i figli gli avevano preparato in occasione di un importante confronto e con il quale si era fatto immortalare.

"Non ci sono scuse – aveva scritto in un post su Facebook – Volere è potere! Vamos…". A gennaio la sua Nicole aveva compiuto 14 anni: "Auguri amore mio immenso, sei e resterai per sempre la mia principessa" aveva scritto in uno dei suoi profili Facebook, ora inondati di commenti segnati dal dolore.

A Ravenna ieri la famiglia stava aspettando Andrea. "Avremmo dovuto vederci oggi – dice suo fratello Luca – e ci sentivamo sempre, l’ultima volta due giorni fa. Ho saputo quello che era successo verso le 11 e mi sembra tutto così assurdo, come se fossi in un film". Il fratello ricorda la sua forza: "Negli ultimi anni si era buttato sul tennis ed era diventato anche campione paralimpico, premiato dal Coni nazionale con la laurea honoris causa. Aveva fatto tanto nonostante la malattia, che lo vedeva costretto sulla sedia a rotelle, compreso vincere gare internazionali. Nonostante quello che gli era successo, insomma, non aveva mai perso lo spirito". La giornata di ieri è stata caotica e assurda: "Sento sua moglie ogni 2 minuti e sono stato ad Ancona a trovare mio nipote in ospedale. Purtroppo non è ancora fuori pericolo, è intubato. Ora sto andando da mia madre, che era già in Abruzzo per assistere una parente. La raggiungo perché non si può immaginare la sua disperazione".

Marcello Iezzi

Sara Servadei