Mercoledì 24 Aprile 2024

Falco o colomba A quale zar credere?

Cesare

De Carlo

Ma Putin non era un giocatore di scacchi? Le sue mosse, i suoi pellegrinaggi ad Astana, in Kazakistan, indicano il contrario. Sembrano la proiezione di una grande confusione e non di una strategia. Del resto la guerra va male. E paradossalmente ora è l’aggredito a non voler trattare. In mezzo c’è un’Europa a parole solidale con il presidente ucraino ma sempre più angosciata dalle conseguenze della strategia americana in sua difesa. Se Biden avesse deciso le sanzioni quando apparivano opportune e doverose, nell’autunno dello scorso anno, forse Putin non si sarebbe mosso. Ora arriva una secchiata d’acqua gelida sulle speranze di un summit bilaterale al G 20, fra un mese in Indonesia. Ecco la dichiarazione di Putin dopo avere incontrato ad Astana il ’mediatore’ Erdogan, che fa i suoi interessi e non quelli dell’Europa. "Non vedo la necessità di avere negoziati diretti con Biden". Pochi istanti prima aveva raggiunto un accordo con il presidente turco. La Turchia diventerebbe l’hub del gas russo tagliando fuori Germania e Europa. Sembra un punto a favore del russo. In effetti lascia le cose come stanno. La Turchia non ha il potenziale per sostituirsi all’Olanda come grande distributrice di energia. Forse anche Putin se ne rende conto. Ai toni da falco fa seguire quelli da colomba: non vogliamo distruggere l’Ucraina. E ordina una riduzione dei bombardamenti sugli obiettivi civili.

A quale Putin dar credito? La realtà è che solo un summit potrebbe imprimere una svolta. Questa appare finalmente anche la convinzione americana. Biden annuncia altri 725 milioni di dollari di armi, ma non di missili a lungo raggio e nuovi sistemi antiaerei come chiesto da Zelensky. Altro segnale di disponibilità? Inoltre nei giorni scorsi Mosca e Washington si sono scambiate ’notifiche’ sugli arsenali nucleari. Vedremo.