
di Nicola Palma
e Marianna Vazzana
MILANO
I colpi contro la fiancata sinistra. L’estremo, disperato, tentativo di farsi spazio e fermare il camion che la sta risucchiando. Una donna sente quei tonfi e capisce quello che sta per accadere. Questione di secondi: l’autocarro travolge Francesca Quaglia e la trascina per una decina di metri. Il conducente non si accorge di nulla, finché qualcuno inizia ad agitare le braccia per indicargli a gesti quello che è appena successo: lui d’istinto frena e si mette le mani nei capelli; resterà al posto di guida per diversi interminabili minuti, immobile. Cronaca dell’ennesima tragedia della strada, qualche minuto prima delle 10 di ieri all’angolo tra viale Caldara e piazza Medaglie d’oro, a Porta Romana.
L’undicesima vittima a Milano dall’inizio del 2023, se limitiamo il drammatico conto a pedoni, ciclisti e monopattinisti, aveva compiuto 28 anni il 4 luglio ed era originaria di Medicina, in provincia di Bologna: "Traduttrice e copywriter freelance. Traduco dall’inglese e dalle lingue scandinave verso l’italiano", la frase di presentazione sul profilo Linkedin. Dopo la triennale alla Ca’ Foscari di Venezia, si era specializzata in Lingue e letterature scandinave tra l’Università di Uppsala, nell’amata Svezia, e la Statale di Milano, dov’era rimasta a vivere per lavorare nella rivista Mulieris. Di lei restano gli scatti sorridenti su Instagram: un gelato con gli amici, i messaggi di auguri per l’ultimo compleanno, la passione diventata professione ("Io sono ogni scintillante libro che leggo").
Ieri mattina era in mezzo al traffico con la sua bici vintage da corsa. Due file di auto, la ventottenne probabilmente risale la coda passandoci in mezzo e arriva sul lato sinistro del camion di un’impresa di costruzioni: al semaforo verde, i veicoli ripartono. Ed è in quel momento che avviene l’impatto, con una dinamica che verrà chiarita con precisione da testimoni e telecamere (anche se quella comunale a presidio dell’incrocio puntava da un’altra parte in quel momento): Francesca viene agganciata e spinta sotto le ruote. Un’ambulanza di passaggio arriva dopo pochissimi minuti, ma per la ventottenne non c’è nulla da fare: serviranno i vigili del fuoco per estrarre il cadavere.
L’inchiesta è affidata agli agenti del Radiomobile della polizia locale: il conducente, italiano di 54 anni, sotto choc al Policlinico, verrà indagato per omicidio stradale, in vista dell’autopsia; l’autocarro e la bicicletta sono stati sequestrati dai ghisa, anche per individuare il punto esatto in cui è avvenuto l’impatto. Solo 23 ore prima, l’ottantanovenne Nicola Zezza era stato travolto e ucciso da un taxi dietro Palazzo Reale, a due passi da piazza Duomo.
E andando indietro agli scorsi mesi, il triste elenco include altri due anziani investiti rispettivamente da un furgone e da una moto, un trentatreenne in monopattino ucciso da un automobilista ubriaco e drogato, un venticinquenne finito sotto un autobus, un diciottenne falciato da un super car dopo un’incredibile carambola e quattro ciclisti (tre donne e un uomo) intrappolati senza scampo nell’angolo cieco di un tir o di una betoniera. Già, l’angolo cieco degli specchietti retrovisori, fatale anche per Francesca: dal primo ottobre, entrerà in vigore la modifica alle regole di Area B (la maxi ztl che copre gran parte del territorio cittadino) che impedirà l’ingresso ai mezzi di peso superiore a 5 tonnellate non dotati di sensori di rilevazione su entrambi i lati del veicolo e sulla parte anteriore. Una norma introdotta proprio per fermare una strage che sembra non avere fine.